Come raccontare ad un ragazzo di un liceo cosa era l’Italia trent’anni fa?
Come raccontare ad un ragazzo oggi adolescente chi erano Falcone e Borsellino?
Come raccontare ad un ragazzo di oggi che la parola mafia prima non si pronunciava ed oggi è diventata parola di uso corrente?
Ricordo quel giorno del 23 maggio 1992. Lo ricordiamo in tanti dove eravamo.
Come tutti ricordano il giorno del rapimento Moro.
Perché ci sono giornate dove la storia entra nelle nostre vite di privati cittadini. E anche noi, inconsapevolmente, diventiamo storia. E alcuni dalla storia escono per diventare miti e poi leggende.
“Ci sono storie che non finiscono, ci sono storie che non possono finire perché troppo importante è il percorso, e fondamentale è lo scopo. Il mio amico Giovanni racconta una storia che non può finire perché è prima di tutto la storia di una amicizia. Ma è anche la storia di un rapporto professionale fatto di condivisione: tempo e spazi, studio intenso, paure grandissime, gioie immense, piccoli passi avanti e cocenti frustrazioni. Il libro che avete tra le mani è assai prezioso perché è la storia di un rapporto di amicizia e professionale insieme, ed è una storia che ci riguarda. Ciò che questo libro racconta ha un inizio ma non finisce con la morte di Giovanni Falcone perché, a trent’anni dalla strage di Capaci, lo sguardo di Pietro Grasso è rivolto al futuro, un futuro che si apre a tutto ciò che non è ancora stato fatto e che potrebbe realizzarsi.”
Età di lettura: da 12 anni.