A Casa di Lucia | UN PALLIDO SOLE CHE SCOTTA
8
product-template-default,single,single-product,postid-29996,theme-bridge,bridge-core-1.0.2,no-js,woocommerce,woocommerce-page,woocommerce-no-js,ajax_fade,page_not_loaded,,vertical_menu_enabled,qode-title-hidden,side_area_uncovered_from_content,transparent_content,columns-4,qode-theme-ver-18.0.4,qode-theme-bridge,disabled_footer_top,wpb-js-composer js-comp-ver-5.7,vc_responsive

UN PALLIDO SOLE CHE SCOTTA

Category:
Description

Il Meridione raccontato da Francesco de Core è amore e tormento, incisione profonda nella carne di un territorio dell’anima che poteva essere e non è, di una patria con troppe bandiere, un eterno purgatorio di attese tradite. È un cammino della speranza, repressa dagli occhi e voluta con il cuore. In buona, ottima compagnia di scrittori e artisti, apolidi e icone di un’Europa smarrita, anacoreti alla ricerca di un loro deserto dove vivere e pregare, poeti che amano parole e colori. Niente acquerelli, eppure non solo fotografie in bianco e nero, ma nitide tracce di un giornalista che oltre alla penna porta in valigia un’accetta affilata. Attento e curioso, ama aggirarsi tra le mura sbrecciate di Casertavecchia, come Pier Paolo Pasolini. Assieme ad Albert Camus si lascia abbagliare dai resti maestosi ed eterni di Paestum. Schiuma di rabbia con Giuseppe Berto sul suolo calabro violato e si ferma con pudore accanto a Leonardo Sciascia all’ingresso della Certosa di Serra San Bruno. Poi si tuffa nei versi di Alfonso Gatto, il coriaceo amante di Salerno e della divina costiera. A Marcianise, sulle orme di Roberto Saviano, sale sul ring nella fabbrica di campioni del maestro Domenico Brillantino: qui respira sudore e grinta, disciplina e sacrificio. Sembra soffocare nel corpo dilaniato di Napoli, con le lacrime di cenere di Giuseppe Montesano e i richiami a Elena Ferrante, Nicola Pugliese e Luigi Compagnone. Sullo sfondo il profilo rigoroso di un esule, Gustaw Herling.

× Ciao!