Il libro da cui è tratto l’omonimo file: entrambi molto belli.
Nick Conklin fa il poliziotto a New York. Bell’uomo sulla quarantina, capelli che gli sfiorano le spalle – più per riluttanza a frequentare il barbiere che per moda – divorziato, due figli e qualche guaio con gli «affari interni» della polizia: è accusato di corruzione. Brutta faccenda, un poliziotto che intasca soldi. Nick può contare sulla solidarietà di Charles Vincent, un giovane collega, ex bullo uscito dal ghetto a pugni stretti. Insieme arrestano un assassino giapponese di cui viene chiesta l’estradizione. Nick e Vincent lo accompagnano ammanettato fino ad Osaka… e qui vengono giocati dalla “mala” locale che preleva l’arrestato rimettendolo in libertà. Inizia una paradossale partita a tre: Nick e Vincent da una parte, la polizia giapponese dall’altra e il terribile Sato, più forte e inafferrabile di un’ombra. Osaka è un inferno al neon con strade brulicanti e mercati aperti tutta la notte, assassini in libertà e donnine fasciate in abiti luccicanti, sicari su rombanti moto che seviziano e uccidono. Nick può contare solo su Vincente sul legame profondo che nasce tra chi conosce la stessa paura e risponde con lo stesso coraggio. Così, tra inchini e pugnalate, sorrisi e trappole, enigmatici sì, che vogliono dire mai in una lingua e in un paese incomprensibili al “cowboy” della polizia USA, Nick diventa suo malgrado un eroe a difesa dei migliori sentimenti.