Schiere di personaggi e storie si susseguono e s’intrecciano in questo splendido, vivido affresco di vita napoletana. Unico punto in comune che tutti li lega a un comune destino è l’ossessione per il gioco e la sequela di conseguenze, più o meno tragiche, che ne consegue.
Con Il paese di Cuccagna la Serao continua e completa il percorso iniziato con Il ventre di Napoli e proseguito con Terno secco. Al centro dell’opera c’è sempre Napoli, la sua gente, i suoi colori, i suoi profumi, le sue tradizioni. Una città caotica e allegra, dove il gioco del Lotto rappresenta una valvola di sfogo quotidiana e una possibilità di riscatto. La cifra stilistica è anche qui la denuncia sociale. Il paese di Cuccagna è nell’immaginario collettivo l’Eden, la terra del benessere che tutti vorrebbero in un sol colpo raggiungere. La miseria non ferma la fantasia dei napoletani, anzi ne acuisce la proverbiale arte di arrangiarsi. Curioso in tal senso il capitolo dedicato al sequestro dell’assistito, stravagante figura tutta partenopea impossibilitata a giocare direttamente i numeri in sogno. Uscito prima a puntate su “Il Mattino” e quindi in volume nel 1891, Il paese di Cuccagna è un grande affresco del capoluogo campano, immortalato alla fine dell’800. Formidabili sono le descrizioni delle scene di massa: l’estrazione del Lotto, il Carnevale, il miracolo di S. Gennaro. Il testo ancora oggi appare, senza dubbio, attuale e mai folcloristico.