L’intenzione dello scrittore è quella di rappresentare in Gonçalo i pregi e i difetti del Portogallo contemporaneo. La scrittura di Eça de Queirós, qui in una delle sue prove migliori, è varia come le vicende (e i paesaggi) che descrive, sorvegliata, armonica, a più registri. Un bel libro scritto benissimo.
L’illustre casata Ramires, pubblicata nel 1897, è forse l’opera più importante dello scrittore portoghese José Maria Eça de Queirós. Attraverso queste pagine egli si rivela non soltanto come un artista e un poeta, ma anche come un abilissimo pittore del vecchio Portogallo, osservato attraverso il filtro dell’ironia.
Il protagonista del romanzo, Gonçalo Mendes Ramires, discendente da antichissima e illustrissima famiglia, pur essendo orgoglioso della nobiltà della propria schiatta, non è del tutto all’altezza degli avi quanto a coraggio e spirito d’avventura. Egli vive nell’antica dimora decaduta dal primitivo splendore una scialba vita di provincia. L’evasione dalla grigia e monotona realtà è costituita da Gonçalo dalla composizione di un poema eroico che come soggetto le gesta dei suoi antenati; si crea così, ma mano che il poema viene distendendosi, un sottofondo al romanzo che sfuma in chiave ironica, nella contrapposizione spontaneamente sorta tra quelle fantasie eroiche e le attività scialbe dell’ultimo rampollo della casata. Ma in Gonçalo Mendes Ramires si ridesta ad un certo momento qualcosa che sembrava assopito per sempre: il bisogno di azione, lo spirito d’avventura, che lo portano lontano dalla sua Torre, dalla vita facile ma piatta della sua provincia, dagli intrighi e dalla maldicenza. Egli andrà in colonia, ritrovando così in una vita attiva, tesa verso la creazione di qualcosa di utile, la stima per se stesso.