E’ una squisita storia sul fascino dell’ignoto, sulla difficoltosa conquista dell’uomo dell’oscurità della notte, di quei folli e coraggiosissimi aviatori di un tempo. Ma è anche la storia delle donne e degli uomini che, a terra, li aspettano: relativamente immobili, decisamente impotenti.
Per combattere la concorrenza dei mezzi di trasporto terrestri, bisognava volare di notte e, nei tempi eroici dell’aviazione, non era difficile rimetterci la vita. E allora perché Fabien ha accettato di alzarsi in volo, in condizioni estreme, sapendo che potrebbe essere l’ultima volta, mentre chi lo aspetta muore d’angoscia? Per amore del prossimo? Per senso del dovere? Certo, sono motivazioni che possono smuovere le montagne, ma ce n’è un’altra, ancora più forte, che ha spinto l’uomo ad andare sempre oltre i suoi limiti: la sfida a questi limiti, all’ignoto, al mai tentato prima. Saint-Exupéry racconta una storia di cui tante volte era stato protagonista, perché anche lui volava di notte per portare la posta, prima e durante la guerra. Ma non si sentiva un eroe, non pensava di sacrificarsi per gli altri: semplicemente, non poteva sottrarsi alla sfida. Accettarla e andare “oltre” aveva forse più valore della vita stessa. Vol de nuit, scritto nel 1931, ottenne il premio Femina nello stesso anno e rese celebre il suo autore.