Antonio Moresco racconta il confine tra la vita e la morte in modo meraviglioso.
“Questo breve romanzo è stato scritto quarant’anni fa e pubblicato tredici anni dopo. Per me è stato il romanzo dello sblocco, dopo il mio esordio autistico e ancora per certi aspetti novecentesco con Clandestinità e un romanzo cui avevo lavorato per due anni intitolato Romanzo di fuga, che non mi aveva soddisfatto e che avevo rifiutato. Dopo questo piccolo e sbaragliante romanzo avevo potuto cominciare a immaginare e a scrivere Gli esordi. Vi si parla di una coppia reduce da non si sa quale drammatica esperienza, che in una città conosciuta ma aliena si chiude su se stessa e fa patria dei propri corpi. Non è solo il resoconto crudo e lirico di una bruciante vicenda personale, è anche un libro dove, attraverso incontri con persone conosciute in passato e ormai irraggiungibili e sfigurate, si racconta un passaggio d’epoca e una catastrofe politica ed esistenziale vissuta e somatizzata in tutta la sua intensità corporea, tragicità e irradianza.” (A.M.)