Questa nuova edizione affianca al romanzo, una serie di testimonianze e di documenti storici, oltre a collocarlo nel tempo in cui fu scritto e nella biografia dell’autore. L’intreccio fra diverse prospettive critiche fornisce una lettura rinnovata di uno dei più straordinari romanzi del Novecento italiano.
Nelle pagine ironiche e avventurose del “Diavolo al Pontelungo”, Riccardo Bacchelli rievoca volti e personaggi (il gigante Bakunin, il pallido Cafiero, lo spavaldo Andrea Costa) e racconta sogni e utopie che guidarono il fallito tentativo di una donchisciottesca insurrezione anarchico-socialista che si sarebbe dovuta tenere a Bologna l’8 agosto del 1874. Restituisce così ai lettori, tra la Baronata di Locarno e la città dello Studio, una vicenda dimenticata, una rivoluzione mancata ma feconda di frutti.
Cent’anni fa per la festa di San Giovanni, la messe indorava e santificava le campagne sotto la tutela delle croci benedette, fatte d’uno stelo secco di canapa piantato sui seminati. Il pane è vita degli italiani, e il grano finisce di maturare nella stagione più spessa di grandinate.
La carestia va spartita fra tutti, ragionano ognun per sé i contadini; ma la grandine, a chi tocca il danno è tutto suo. Sotto San Giovanni ricordano volentieri che Dio pensa a tutti.
Allora si comprende perché i vecchi abbiano piantato il Santuario della Madonna di San Luca, special protettrice della città e del contado bolognese, sulla vetta del colle di dove scopre tanti gioghi di colline e tanta stesa di pianura, dove da tante strade e da tanti campi chiama e risponde ai voti del popolo.
Oggi l’assicurazione contro la grandine è uno dei cento e un modi di perdere la fiducia in Dio, ma la gente ci riposava ancora cent’anni fa, ai tempi del Papa, quando un giorno l’arciprete del Borgo Panigale si avviava a traversar Pontelungo sul Reno.
Il Borgo è posto sulla sinistra del fiume a ugual distanza da Bologna e dalla chiostra delle colline. Guarda il santuario da quel tanto in linea d’aria che scopre la vista intera delle spalle di un colle modesto, pur non uscendo dai limiti che si possono un po’ largamente chiamare il piede di una altura. Il ponte di rossi mattoni si dice Pontelungo, propriamente, e il giorno era vigilia di San Giovanni, 23 di giugno.
L’arciprete aveva terre al sole e carità di cristiano, e raccomandava alla Madonna di San Luca i campi suoi e dei suoi parrocchiani, mentre veniva con poca voglia lungo la spalletta a monte. Guardava il cielo sereno, denso di azzurro come certi occhi chiari si caricano di colore nella rabbia, e, con buon rispetto dell’obbedienza, gli pareva che Monsignore Arcivescovo avrebbe potuto risparmiarsi di levare dai campi i parroci alla vigilia di San Giovanni. Non per niente, ma lasciare i seminati maturi in quel momento era come invitare il Maligno, che spia tutti i momenti e specialmente quelli in cui non lo si aspetta.