Un libro che non vuole essere soltanto un racconto autobiografico, ma un appello alla società civile perché riconosca il problema della tossicodipendenza come una sconfitta collettiva e non come un dramma privato.
Ripercorrendo l’intera storia del suo rapporto con la figlia Francesca alla ricerca del perché essa abbia scelto la strada dell’eroina, Luciano Doddoli fa pubblica ammissione di non aver saputo cogliere le esigenze di una generazione nuova e narra di come ha ricostruito un dialogo che ha contribuito a riportare sua figlia alla vita. Una storia vera di disperazione e salvezza.
“Tocca a te ricostruire la storia, non lasciare che la sistemino con le loro spiegazioni. Non rinunciare alle tue interpretazioni, grida le ingiustizie che hai patito, denuncia il male, l’assenza, togliti codesti aghi dalle vene, non posso restituirti nulla di ciò che hai perduto ormai non risiede più nel passato, sta avanti, deve ancora venire: a patto che tu accetti di chiudere per sempre la ferita sospesa, la parentesi aperta, l’interrogativo senza risposta.”