Primo capitolo di una saga di otto, saga che tenta di ricostruire storicamente il mondo romano in Britannia nel IV-V sec a.C., nucleo della futura leggenda di Re Artù. Oggi in molti sono propensi a credere che la base storica della leggenda che tanto affascina lettori in tutto il mondo sia da ricercarsi proprio nel periodo in questione e che abbia il suo centro in una resistenza armata ad un’invasione sassone del V secolo.
Detto tutto questo il libro di Whyte è ben costruito, senza ricostruzioni eccessive o eccessivamente eccentriche, sebbene con qualche inevitabile pausa, denota un’ottima conoscenza del mondo romano antico e la sua ricostruzione degli “antenati” di Artù è plausibile.
Alle prossime puntate…
Gaio Publio Varro, veterano delle legioni africane, al termine di una lunga carriera militare toma nella sua terra natale: la Britannia. È l’anno del Signore 369 quando lascia l’esercito romano e decide di riprendere l’attività che fu dei suoi avi: il fabbro. Anni prima, suo nonno, con il ferro estratto da una pietra “caduta dal cielo”, aveva creato armi che si conservano affilate e lucenti come nessun altra. Combattente, politico, uomo di grande fascino, Publio Varro affronta mille vicissitudini, giungendo a prosciugare un intero lago per ritrovare quelle pietre misteriose e forgiare una spada leggendaria: Excalibur. Lui ancora non sa che quella spada segnerà il destino di un suo diretto discendente, il futuro re di tutta la Britannia, Artù.