Chi non ha mai sognato, nemmeno una volta, di vivere la vita di qualcun altro?
Lirico e avvincente, emozionante e delicato Storia di un postino solitario è davvero un piccolo gioiello che ha conquistato tutti i lettori.
Il “postino solitario” è Bilodo, 27 anni, un ragazzo schivo, con pochi amici, appassionato e dedito al suo lavoro, lavoro che gli permette di trovare nelle vite degli altri quello che manca nella sua. Bilodo infatti è un postino indiscreto, per quanto assolutamente innocuo: apre di notte le lettere che dovrà distribuire il mattino successivo e si immedesima nelle esistenze dei corrispondenti. Immagina, fantastica, sogna; si appassiona, si commuove, si arrabbia. Tra tutte, le lettere che più è ansioso di “ricevere”, sono quelle di Ségolène, una donna misteriosa che vive in Guadalupa, e che manda degli “haiku”- i caratteristici componimenti poetici giapponesi – a Gaston Grandpré, una delle persone servite da Bilodo, che di Ségolène, in qualche modo, si è innamorato. Quando, a causa di un incidente, Gaston morirà, proprio sotto gli occhi di Bilodo, il giovane postino non riuscirà a rassegnarsi alla perdita di quei componimenti che ormai sente in qualche modo come “suoi”, e si sostituirà a Grandpré nella corrispondenza con Ségolène. E non soltanto in quella.
“Un unico foglio, su cui era scritta un’unica poesia. Era poco, eppure era un grande dono, perché nutrivano più di un romanzo, quelle poesie, perduravano a lungo nell’anima, non finivano di vibrare.”