A dispetto dell’eleganza stilistica, della sobrietà del linguaggio, del tono sicuro con cui Forster scandisce il ritmo della vita dei protagonisti, ognuno dei suoi libri trasmette una lieve inquietudine e un vago senso di precarietà. Con grande sottigliezza e acume lo scrittore inglese è capace di svelare le convenzioni sociali e i pregiudizi morali che imprigionano la sensibilità e che mettono in crisi i rapporti tra gli uomini.
Lucy Honeychurch, una giovane inglese attenta alle convenzioni sociali della borghesia vittoriana ma costretta a fare i conti con i propri sentimenti. George Emerson, agnostico e anticonformista, capace di “vedere” attraverso le perplessità e di percepire la realtà nascosta dietro le apparenze. Raccontando la loro contrastata vicenda sentimentale, Forster affronta uno dei suoi temi preferiti: quello del “cuore non sviluppato” e della lacerazione tra perbenismo ed emotività. È l’anima stessa dell’Inghilterra a essere sotto accusa: un’anima nordica, gotica, puritana, provocatoriamente contrapposta allo spirito mediterraneo, gioioso, pagano e “rinascimentale” che i due protagonisti respirano a Firenze.
“E’ facile raccontare la vita, difficile viverla, e siamo tutti dispostissimi a ricorrere ai “nervi” o a qualunque altra frase fatta per nascondere i nostri desideri. Lucy amava Cecil. George la rendeva nervosa. Che ne direbbe, il lettore, di spiegarle che avrebbe dovuto invertire i termini delle due frasi?” (Citazione tratta dal libro).