
21 Mar Dalle origini del caffè allo sweet little rain cafè
“Il caffè, per essere buono, deve essere nero come la notte, caldo come l’inferno e dolce come l’amore.” (Proverbio turco)
Il caffè è una delle bevande più conosciute al mondo, consumato ogni giorno da milioni di persone. La sua storia abbraccia diversi secoli e vari continenti, dall’antica Etiopia alle caffetterie del giorno d’oggi .
Sebbene si sappia che il caffè ebbe origine negli altopiani dell’antica Etiopia, la storia della sua scoperta è avvolta nella leggenda. Un’antica leggenda etiope, risalente al 700 d.C., narra che il caffè coltivato in tutto il mondo ha le proprie origini nelle antiche foreste di caffè dell’altopiano abissino.
Secondo quanto tramandato, un pastore di capre chiamato Kaldi notò che i suoi animali diventavano insolitamente vivaci dopo aver mangiato le bacche rosse di un certo albero. Incuriosito, il pastore provò ad assaggiare le bacche, sentendo un’esplosione di energia analoga a quella delle capre. Entusiasmato dalla scoperta, portò le bacche in un monastero locale, dove i monaci iniziarono a utilizzarle per creare una bevanda che li aiutava a restare svegli e a pregare per numerose ore. L’effetto energizzante di quelle bacche iniziò a diffondersi, raggiungendo inizialmente il Medio Oriente e la penisola arabica. Poco dopo il caffè iniziò il suo interminabile viaggio attraverso il mondo.
Un’altra versione della leggenda sostiene che Kaldi abbia condiviso i chicchi con un monaco, che all’inizio ne disapprovò l’uso e li gettò nel fuoco. Sorprendentemente, il risultato fu un aroma meraviglioso e piacevole che, di fatto, portò al primo caffè tostato di tutti i tempi. Poco dopo, i chicchi vennero macinati e bolliti per produrre una bevanda che doveva essere piuttosto simile a quella odierna.
Il luogo di origine della bevanda è certo ed è la regione etiope di Kaffa, da dove si diffuse successivamente nella penisola arabica, in cui iniziò a essere coltivato e commercializzato.
Nel XV secolo nello Yemen ebbe davvero inizio la sua coltivazione e il relativo commercio.
Il caffè raggiunse l’Europa nel XVII secolo.
Il primo café europeo fu inaugurato a Venezia nel 1645. I “Caffè”, noti in Inghilterra come “penny universities“, divennero centri di attività intellettuale e sociale. Per personaggi di spicco come Ludwig van Beethoven si conoscevano persino le preferenze di caffè; famosa, infatti, era la sua insistenza nel voler usare esattamente 60 chicchi per ciascuna tazzina.
Nell’Impero Ottomano, le caffetterie erano chiamate “qahveh khaneh” e fungevano da importati centri sociali e culturali in cui discutere di politica e assistere a spettacoli musicali.
L’invenzione della macchina espressa dei giorni nostri fu fatta a Torino all’inizio del XX secolo. Il creatore fu Angelo Moriondo nel 1884.
Il caffè è radicato in numerose culture che lo preparano in modi differenti.
In Etiopia la cerimonia tradizionale per la preparazione del caffè si chiama Buna. In questo rituale, si tostano chicchi di caffè crudo per essere successivamente macinati e quindi il caffè viene estratto in un contenitore tradizionale, chiamato “jebena.”
Il caffè turco è celebre per il suo gusto intenso e il metodo di preparazione unico. Chicchi di caffè macinati finemente vengono fatti sobbollire in una pentola chiamata “cezve,”, spesso insieme a zucchero e cardamomo. Il risultato finale è un caffè denso e robusto, servito in tazzine in cui si depositano i fondi.
Il Nous Nous marocchino significa “mezzo e mezzo” e viene servito in piccoli bicchieri con una goccia di zucchero per renderlo più dolce, e unisce un espresso forte e un bicchiere di schiumoso latte riscaldato.
L’Italia è il sinonimo di espresso per eccellenza, un caffè forte e concentrato preparato spingendo mediante pressione l’acqua calda attraverso chicchi di caffè macinati finemente.
Il frappé greco potrebbe decisamente rappresentare una diversa variante. Simbolo della coffee culture greca del dopoguerra, consiste in un caffè solubile con ghiaccio di facile preparazione, servito in un bicchiere alto e ricoperto di schiuma. Tutto ciò che serve per prepararlo è caffè solubile, zucchero, latte, acqua e cubetti di ghiaccio.
In Giappone, la coffee culture è simile alla cultura del tè rivisitata in chiave moderna. Il caffè giapponese con syphone, una caffettiera a depressione, è celebre per il suo metodo di preparazione teatrale e il gusto delicato.
In America Latina ci sono svariati modi di offrire il caffè
Il Café de Olla, preparato con caffè macinato a tostatura scura, zucchero grezzo, cannella e altre spezie, è molto popolare in Messico, dove viene servito in una tazza con una buccia d’arancia.
Il Café Cubano è un gustoso espresso con uno spesso strato di panna zuccherata.
In Colombia c’è il delizioso Café con leche, una versione semplice e veloce del caffè con latte preparata con chicchi di caffè appena macinati e latte riscaldato.
Il Café Lagrima ,tipico dei bar argentini, è adatto per chi preferisce un caffè meno forte, poiché consiste in una tazzina da espresso riempita di latte e macchiata con una goccia di caffè.
In Brasile il “cafezinho“, una tazzina di caffè di forte intensità, viene spesso bevuta amara o con una piccola quantità di zucchero.
Il caffè più famoso del momento si trova in Cina e si chiama Sweet Little Rain, ovvero “piccola pioggia dolce”. L’ha inventato Mellower Coffee, un cafè di Shangai, e sta già facendo il giro del mondo.
Nelle caffetterie Mellower (catena diffusa tra Corea, Cina e Singapore) hanno infatti pensato a un nuovo scenografico modo di bere il caffè. La particolarità di questo Sweet Little Rain sta nel fatto che lo zucchero di questo nuovo caffè in menù arriva nella tazza una goccia dopo l’altra.
È un semplicissimo caffè americano che non necessita di bustine o di zollette di zucchero: la tazza è servita con una soffice nuvola di zucchero filato sospesa al di sopra di essa. Il calore della bevanda fa sciogliere lentamente la nuvola, zuccherando il caffè e conferendogli una dolcezza speciale.
Questa nuova esperienza sensoriale costa 58 Yuan cinesi (che corrispondono a 7,51 euro).
Beh, se si è arrivati fino in Cina, credo che non si possa non farci un pensierino!