
07 Mar L’ARTE DELLA GIOIA di Goliarda Sapienza
Protagonista di questo romanzo è Modesta, che nasce a gennaio del 1900 da una madre devota alla prima figlia malata di mente e da un padre che non sa chi sia fino all’età di nove anni, quando l’entusiasmo d’averlo incontrato si trasformerà presto in dolore. Perché per lui, Modesta, non è altro che “un tocco di figlia” con la quale fare i propri comodi.
Ma il dolore non annichilisce Modesta, anzi, la spinge all’azione e basta una scintilla per mandare in fumo la catapecchia e chi ci vive. Solo lei si salva e viene condotta in un convento dove inizierà a scoprire e capire la vita, i suoi inganni, i segreti ma anche la dolcezza e la conoscenza.
Potrei continuare così, raccontando i punti salienti di questo romanzo, ma farei un gran torto alla sua grandezza. Pur essendo consapevole di non essere all’altezza di Goliarda Sapienza, proverò a parlare di Modesta in un altro modo, perché in questo libro non si racconta soltanto di una donna dalla vita intensa.
Modesta è il respiro della conoscenza che attinge ossigeno da tutto e da tutti. Dalle persone impara ciò di cui sente avere una mancanza, una lacuna: può essere la pazienza o la lungimiranza ma anche nuotare o cavalcare. Dai libri scopre le parole e il loro significato (“come sono belle le parole”, pensa), poi passa alla bellezza delle frasi e poi, ancora, al fascino delle teorie e del racconto del tempo nella psicologia, la filosofia, la storia, la matematica.
Modesta è il cammino della storia, in un’Italia d’inizio secolo ancora molto agricola, con i ricchi e nobili proprietari terrieri da una parte e i contadini poverissimi, analfabeti e quasi schiavi dall’altra, che assiste all’inevitabile nascita del socialismo e, forse, all’ancora più inevitabile deriva verso il fascismo e la dittatura. Un cambiamento epocale vissuto in Sicilia, quell’isola che col suo caldo abbraccio protegge e limita, ma le cui leggi non scritte non sono poi così differenti da quelle del “continente”, come si evince dai racconti delle vicissitudini familiari di Carlo, medico che dal continente si sposta in Sicilia, grande amico e amore impossibile di Modesta.
Modesta è l’amore a tutto tondo: ama se stessa, le donne e gli uomini senza dubbi né ripensamenti, come un fiume che scorre fluido. E sarà con dolore che lascerà Maria, da lei tanto amata, quando scoprirà che i suoi silenzi, i malumori e, infine, i tentativi di suicidio altro non sono che i sintomi di un profondo disgusto per sè stessa in quanto persona “contro natura”, che ama le donne invece che gli uomini come natura richiede, lei che, da comunista convinta, definiva il matrimonio “istituzione piccolo borghese”. La ritroverà più tardi, piccola burocrate di partito e sposata, conveniente maschera cucita addosso.
Ama i bambini, Modesta, i suoi e quelli che, per un motivo o per l’altro le capitano in casa. Li ama di un amore schietto senza ricatti morali e sermoni paternalistici, li segue nel loro crescere, incoraggia le loro inclinazioni, accoglie le loro confidenze.
Modesta è la libertà. Divenuta principessa a diciassette anni e proprietaria quindi di grandi territori, a vent’anni li vende tutti per non diventare “l’impiegata dei miei terreni”, così come più tardi lascerà la pittura che aveva incontrato gradimento e successo per non diventare “l’impiegata del mio talento” e qualche anno dopo a suo figlio adolescente dirà: “mettiti nei guai ma fa che sia per qualcosa che venga da te e non per un desiderio che qualcuno ti ha inculcato convincendoti che è il tuo”. Quanta potenza in queste frasi derivate dalla lezione appresa anni prima, quando, dopo essersi innamorata delle parole e poi delle teorie che illustravano, aveva compreso che non si può permettere loro di diventare padrone del pensiero fino a convincerci che la gioia risieda nel seguirle.
È dunque perfetta, Modesta? Oh, no, certo che no. Da dove pensate sia scaturita la scintilla che ha dato fuoco alla catapecchia dove viveva da bambina? Come farà a fuggire da quel convento che inizialmente l’aveva accolta ma che, ben presto, si rivela come una prigione, per lei? Come, da povera e quasi analfabeta, diventerà principessa?
Esistono molti modi per ottenere dei risultati: agendo al momento giusto o non agendo al momento giusto, ascoltando le parole che qualcuno pronuncia al nostro posto o seguendo ciò che gli altri pensano di noi se è consono a ciò che desideriamo. Enigmatico? Forse, ma bisogna leggere Modesta e accorgersi che è la vita a porre degli enigmi, mettendoci alla prova. Sappiamo risolverli? E come? È chiaro che non mi addentro nell’arido campo del giusto o sbagliato, perché non è lì che il romanzo vuole portarci.
Modesta è Goliarda e, come la stessa autrice dirà, “molte altre donne che ho incontrato, conosciuto, frequentato”. Non mi stupisce che nessuno abbia voluto pubblicare questo romanzo in Italia negli anni Settanta, periodo in cui la dicotomia fascista-comunista, nata cinquant’anni prima e sopravvissuta sotto traccia, esplodeva letteralmente insanguinando il paese. Attraverso situazioni e personaggi Goliarda Sapienza mette sotto gli occhi di tutti il conformismo, le ipocrisie, la limitatezza degli uni e degli altri nel sentirsi portatori di verità assolute.
Abilissima, l’autrice, nell’uso dell’io narrante in prima persona che si fonde con il narratore esterno in terza persona e ne entra e ne esce a suo piacimento in ogni pagina. Una tecnica narrativa che, se all’inizio mi ha spiazzata, poi ho trovato piacevole e coinvolgente, come il sovente attingere all’accento siciliano e come il continuo movimento dal presente al passato attraverso i ricordi di Modesta, che non sono vissuti come tali ma in totale fusione col vissuto del momento, come a suggerire che passato, presente e futuro non sono altro che convenzioni create dalla mente per comodità d’orientamento ma in realtà tutto è presente qui e ora, pronto a soccorrerci, consigliarci, svegliarci.
Non è questo un romanzo per una lettura frettolosa: al contrario è da gustare, centellinandolo, cogliendo ogni sfumatura, ogni ombra, ogni luce intensa. Perciò quello che posso consigliarvi è di trovare la poltrona più comoda che avete, di fronte alla vista più bella che potete, di lasciarvi prendere per mano e incamminarvi insieme a Modesta-Goliarda in questo affascinante viaggio del cuore. Quando tornerete, con voi ci sarà per sempre anche un po’ di lei.