A Casa di Lucia | “Il patto dell’acqua” di Abraham Verghese
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“Il patto dell’acqua” di Abraham Verghese

Il tempo come l’acqua, che scorre e non si ferma. E noi immersi dentro, mai uguali in mezzo a questo fluire, mai nello stesso elemento. Cambiare, nella storia personale e universale. E tutti trasportati in questo corso continuo, legati come particelle della stessa materia, membri della stessa discendenza. Ecco il cuore di questo romanzo: una saga familiare che, lungo tre generazioni, attraversa le vicissitudini interne alla loro casa ma sempre sprofondati nella storia dell’India, che proprio nel ‘900 affronta grandi e profonde trasformazioni.

Tutto è connesso in queste pagine: partendo da una donna, la Grande Ammachi, fino ad arrivare ad una donna, Mariamma, la nipote, si dipana un groviglio di vite e di eventi che a doppio filo attraverserà i continenti; vite trasportate dall’acqua e che spesso nell’acqua troveranno la loro fine afflitte da un misterioso Morbo; eventi che porteranno alla libertà di questa antica terra, che a sua volta farà emergere dissidi prima posti in secondo piano.

Da una sposa bambina e dal suo matrimonio prende avvio la storia di una grande famiglia, che ha nell’acqua un suo acerrimo nemico e dall’acqua si vedrà strappate tante speranze. La vita continuerà a dare e a togliere, e le disgrazie di questa famiglia (la morte del piccolo Jojo, la nascita di una bambina affetta da cretinismo, la morte del marito, la morte del primo nipote, la fine di un matrimonio) si intrecceranno ad altre storie (di Rune, di Chandy, di Digby) come un fitto reticolo di canali, specchio in piccolo di quanto gli avvenimenti dei singoli (i rapporti nella proprietà terriera, l’esperienza nel servizio medico cattolico, la vita nel lazzaretto, la partecipazione al movimento armato rivoluzionario) si inseriscano inscindibilmente nel più ampio respiro storico che l’India sperimenta nel corso del XX secolo, quando attraversa le due guerre mondiali, la resistenza pacifica di Ghandi, l’indipendenza dall’Impero britannico, la suddivisione in territori, l’esplosione della resistenza armata naxalita.

La mole di questo romanzo di oltre 700 pagine potrebbe spaventare, ma una volta iniziato a leggere sarà impossibile non sentirsi spinti a continuare, a cercare di capire quali segreti si nascondano, quali percorsi intraprenderanno i vari personaggi, quali legami si creeranno e quali si scioglieranno. E sopra a tutto l’incongnita di questo Morbo, che illuminerà la natura del legame che questa famiglia ha inconsapevolmente stretto con l’acqua da generazioni.

 

“E adesso la figlia è qui, in piedi nell’acqua che li connette tutti nel tempo e nello spazio, come ha sempre fatto. L’acqua in cui è entrata pochi minuti fa è fluita lontano, eppure è ancora lì, passato, presente e futuro inesorabilmente allacciati, come tempo fatto persona. È il patto dell’acqua: sono tutti collegati dai loro atti, quelli commessi e quelli omessi, senza che possano sfuggirvi, e nessuno è solo. Ascolta il mantra gorgogliante, quel canto sommesso e senza fine che ripete il suo messaggio: tutto è uno. Ciò che pensava fosse la sua vita è solo maya, illusione, ma un’illusione condivisa. Cos’altro può fare se non andare avanti?”

 

E come Mariamma anche noi andiamo avanti e infine appoggiamo come lei il palmo della nostra mano, per sentire al tatto ciò che stiamo perdendo una volta chiusa l’ultima pagina e scoperta la verità.

 

Grandi figure femminili, un’inaspettata liricità che sgorga dai personaggi maschili, spettacolari scorci storici e paesaggistici, epifaniche illuminazioni dell’animo umano. Un viaggio sensoriale ed intimo, e allo stesso tempo universale e storico, che consiglio caldamente di intraprendere.



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