03 Gen RE MAGI o VIAGGIATORI? Gli uomini che seguirono la stella
Tre statuine del presepe aspettano silenziose e pacifiche in un cassetto di casa, pronte a uscire la notte dell’Epifania per essere posizionate al cospetto di Gesù bambino. Tutto semplice, no? Tre re che portano i loro doni — oro, incenso e mirra — al Salvatore nato a Betlemme.
Eppure, ci sono dettagli che potrebbero sorprenderti. Se ti dicessi che i tre re magi non erano affatto re? E che, probabilmente, non erano neppure tre?
Oggi voglio raccontarti la storia dei Magi che, partendo dal lontano Oriente, seguirono una stella fino a Gerusalemme, e di come le loro figure, nel lungo viaggio attraverso i secoli, si siano trasformate fino a diventare quelle che conosciamo oggi.
La prima sorpresa è che, tra i quattro vangeli cosiddetti canonici, solo Matteo racconta dei Magi: “Nato Gesù a Betlemme in Giudea, al tempo del re Erode, ecco giungere dei Magi dall’Oriente a Gerusalemme”. Già da qui emergono alcune curiosità: Matteo non specifica il numero dei Magi, né dice che fossero re. Li descrive semplicemente come “dei Magi” provenienti dall’Oriente.
Il termine “Magi” deriva dal greco magoi, che indicava un gruppo di sacerdoti e studiosi dell’antica Persia, oggi Iran. Questi uomini erano esperti in astrologia, interpretazione dei sogni e pratiche religiose. Nella loro cultura, i Magi rivestivano un ruolo di consiglieri per i re, aiutandoli a decifrare i segni celesti e i fenomeni naturali. Non stupisce, quindi, che abbiano riconosciuto nella stella un segno profetico: per loro, un fenomeno celeste straordinario era spesso simbolo di eventi importanti, come la nascita di un grande sovrano.
Le prime rappresentazioni cristiane mostrano i Magi in numeri variabili: due, tre, quattro o persino otto. Ma allora, da dove nasce la tradizione dei tre Magi?
Probabilmente, il numero tre si è imposto per via del suo valore simbolico. La Trinità — Padre, Figlio e Spirito Santo — ha un ruolo centrale nel cristianesimo, e i tre doni offerti — oro, incenso e mirra — hanno contribuito a consolidare l’idea di tre figure distinte.
Il loro legame con il simbolismo dei doni è altrettanto affascinante:
- L’oro rappresenta la regalità e il riconoscimento di Gesù come Re.
- L’incenso è un simbolo della divinità, usato nei rituali religiosi.
- La mirra, associata alla sofferenza e alla morte, prefigura il sacrificio e la resurrezione di Cristo.
È proprio il valore regale di questi doni che ha portato, nel tempo, a identificare i Magi come re. Inoltre, le profezie bibliche, come quella di Isaia (“I re cammineranno alla tua luce”), hanno alimentato questa reinterpretazione simbolica.
Il fatto che i Magi provenissero dalla Persia è carico di significato. Non erano ebrei, né parte della tradizione giudaica, ma furono i primi a riconoscere Gesù come Salvatore. Questo incontro tra il mondo persiano e il neonato Cristo sottolinea l’idea che la salvezza non sia riservata a una sola cultura, ma sia un dono universale.
La Persia, terra di antiche tradizioni religiose e culturali, rappresenta un mondo lontano e diverso, ma ugualmente capace di leggere nei cieli il segno della speranza. Così, i Magi diventano simbolo dell’incontro tra culture diverse, unite dalla ricerca di un senso più alto. L’Oriente dei Magi e l’Occidente rappresentato da un bambino nato in una mangiatoia convergono in un messaggio universale di pace.
Oggi, mentre le statuine dei Magi attendono nel cassetto della mia vecchia madia, mi piace immaginare i loro dialoghi in una lingua antica. Forse stanno discutendo su quale dei loro doni sia il più prezioso o si interrogano su come verranno accolti nel mio piccolo presepe di terracotta, privo di pecore, pastori e stelle scintillanti.
Poi, ripenso alle parole di un grande studioso che ho avuto il privilegio di conoscere, e che ha descritto i Magi con una bellezza unica:
“Sacro e profano, divinazione e rivelazione, potere e umiltà, regalità e divinità, mercatura e ambasceria, scienza e fede, i magi hanno sfidato e sfidano con la loro caleidoscopica identità l’intelligenza simbolica e la creatività speculativa degli antichi e dei moderni. Due, tre, quattro, otto o dodici, apostoli o segni zodiacali, preti o maghi, re o sacerdoti, mercanti o legati, essi hanno altresì ispirato narratori e artisti di secoli e paesi diversi, suscitato imbarazzo e curiosità, ambiguità e devozione. Il loro mistero resta comunque celato nella fiducia propria del viaggiatore coraggioso, ma non sprovveduto, animato dall’entusiasmo della ricerca e dal coraggio della conoscenza, così come dalla fede nella speranza di una possibile risposta. Infiniti i popoli e le vie, come incredibilmente molteplici le sintesi e le soluzioni, unica la stella e la sua luce infinita”.
(tratto da “I Magi e la loro stella”, di Antonio Panaino)
Quella luce che guidò i Magi dall’Oriente è la stessa che, ancora oggi, illumina chi cerca speranza, bellezza e salvezza. E io non posso che augurare a questo mondo complesso, sofferente ma meraviglioso, di lasciarsi guidare da quella luce.
Unica la stella e la sua luce infinita.