29 Dic IL GIUBILEO
Il Giubileo ha origine ebraica, quando ogni 50 anni, si celebrava un anno di riposo per la terra (per rendere più forti le coltivazioni), la restituzione delle proprietà e la liberazione degli schiavi (per restituirgli l’uguaglianza e ridurre le distanze tra i ricchi e i poveri).
L’inizio del Giubileo ebraico veniva annunziato dal suono del corno di ariete, in ebraico jobel, da cui deriva il nome cristiano Giubileo.
“Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai echeggiare il suono del corno; nel giorno dell’espiazione farete echeggiare il corno per tutta la terra. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è un giubileo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà.[…]”santificherai l’anno cinquantesimo, e annunzierai la remissione a tutti gli abitanti del paese” (Levitico, 25).
La Chiesa cattolica, successivamente, attribuì al Giubileo un nuovo significato, non più politico – sociale ma spirituale: l’istituzione di un Anno Santo, che ricorreva inizialmente ogni cento anni, poi ridotti a cinquanta, a trentatré e infine a venticinque per permettere ad ogni generazione di vivere almeno un Giubileo.
Il primo fu indetto nel 1300 da Papa Bonifacio VIII. Per i cristiani durante l’Anno Santo la vera liberazione era la cancellazione dei peccati e delle pene ultraterrene. Questa concezione si fondava sul principio della Comunione dei Santi: i meriti acquisiti dai Santi dinanzi a Dio potevano essere utilizzati dalla Chiesa a vantaggio di tutti i cristiani per liberarli dei loro peccati.
Il Giubileo ogni 25 anni. All’inizio dell’anno giubilare, il Papa apre le Porte Sante delle quattro principali basiliche di Roma: San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. Il rito prevede che il Pontefice bussi tre volte con un martello d’argento sulla porta murata, pronunciando in latino: «Apritemi le porte della giustizia». Dopo di lui, un cardinale bussa due volte, e infine la porta viene aperta. Il Papa attraversa per primo la Porta Santa, tenendo nella destra una croce e nella sinistra una candela accesa. L’Anno Santo si conclude con la chiusura e la muratura delle Porte Sante fino al successivo Giubileo. A tutti i fedeli che attraverseranno la Porta Santa sarà concessa l’indulgenza plenaria.
Il Giubileo è stato istituito per consolidare la fede, favorire le opere di solidarietà e la comunione fraterna all’interno della Chiesa e nella società, richiamare e stimolare i credenti ad una più sincera e coerente professione di fede in Cristo, ma è anche un momento di riflessione e speranza, e la speranza è il tema scelto per il Giubileo del 2025: “Pellegrini di speranza“, iniziato ufficialmente il 24 dicembre 2024 con l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro da parte di Papa Francesco.
Durante l’ultimo Giubileo ordinario, nell’anno 2000, il papa Giovanni Paolo II organizzò grandi manifestazioni come il raduno dei giovani e, durante le celebrazioni, chiese perdono agli ebrei e a tutta l’umanità per le colpe commesse dai cattolici nei secoli passati, quali la persecuzione nei confronti degli ebrei e degli eretici e la tratta degli schiavi neri. Vennero promosse anche altre iniziative per il condono degli enormi debiti maturati dagli Stati più poveri nei confronti di quelli ricchi e per la concessione di un’amnistia, un provvedimento di clemenza e di condono delle pene, a favore dei carcerati. In questo modo il Giubileo cristiano ha recuperato un dialogo con l’ebraismo e ha cercato di rispondere ad alcune esigenze forti del nostro tempo, come l’aspirazione alla pace, alla giustizia sociale e alla salvaguardia degli equilibri ambientali del Pianeta.
In occasione di avvenimenti di particolare importanza viene celebrato il Giubileo straordinario: l’ultimo è stato celebrato nel 2016 in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco, durante il quale fu stabilito che le singole diocesi del mondo potessero aprire ognuna la propria Porta Santa, privilegio concesso fino ad allora solo alle quattro principali chiese di Roma.
Il logo del Giubileo 2025 “pellegrini di speranza”: Il cuore del logo è rappresentato da quattro figure umane stilizzate, rispettivamente di colore rosso, giallo, verde e blu, che si sostengono in un abbraccio collettivo. La prima di queste figure si aggrappa a una croce, che rappresenta allo stesso tempo un’ancora. Sotto di loro le onde del mare.
“Ho immaginato gente di ogni ‘colore’, nazionalità e cultura, spingersi dai quattro angoli della Terra e muoversi in rotta verso il futuro, gli altri, il mondo, come vele di una grande nave comune, spiegate grazie al vento della speranza che è la croce di Cristo e Cristo stesso. Quando ho voluto ‘personificare’ la speranza ho avuto subito chiara un’immagine: la Croce, la speranza, mi sono detto, è nella Croce”. Anche le onde del mare che si trovano al di sotto degli uomini, sono mosse, proprio ad indicare le turbolenze della nostra vita. È per questa ragione che la parte inferiore della Croce si trasforma sino a prendere le sembianze di un’ancora, che rompe il moto ondoso e si impone come punto fermo. L’ancora stessa può essere vista come metafora di speranza – ha dichiarato l’autore Giacomo Travisani.
La mascotte del Giubileo 2025 “Luce”: Questo personaggio, disegnato dall’illustratore Simone Legno, si inserisce in un contesto volto a coinvolgere le nuove generazioni e a promuovere un dialogo intergenerazionale. La mascotte non solo rappresenta il Giubileo, ma diventa anche un simbolo di comunità, di accoglienza e condivisione. Luce è una pellegrina che indossa gli elementi tipici del viaggiatore: un k-way giallo per ripararsi dalle intemperie, stivali sporchi di terra che testimoniano il cammino già percorso, una croce missionaria al collo e il bastone del pellegrino. Particolarmente evocativa è la rappresentazione degli occhi di Luce, che brillano di una luce intensa: simboleggiano la speranza che nasce nel cuore di ogni pellegrino, incarnano il desiderio di spiritualità e di connessione con il divino e fungono da richiamo a un messaggio universale di pace e fraternità.