24 Dic IL NATALE DI POIROT
Non poteva mancare tra i “padri” del genere poliziesco la super madre Agatha Christie. La sua biografia è nota (potete saperne di più su di lei leggendo i nostri precedenti articoli https://www.acasadilucia.org/2024/06/10/agatha-christie-e-i-suoi-misteri/ e https://www.acasadilucia.org/2024/09/15/quello-che-non-sai-su-agatha-christie/).
Vorace lettrice fin da bambina, nel 1910 Agatha iniziò a dedicarsi alla scrittura cercando di pubblicare scritti per lo più a tema esoterico-paranormale con lo pseudonimo Monosyllaba, ma non riuscì a pubblicarne nessuno. Nonostante ciò continuò a scrivere senza sosta.
Durante gli anni del matrimonio con l’aviatore Archibald Christie, Agatha continuò a scrivere e, nel 1919 creò il personaggio di Hercule Poirot nel primo romanzo “Poirot a Styles Court”. Oggi che la conosciamo come grande scrittrice di romanzi polizieschi può sembrarci incredibile, ma questo primo scritto trovò gran difficoltà a essere pubblicato e non vi riuscì che un anno dopo con un contratto che, negli anni successivi, la Christie definì molto svantaggioso, tale era la sfiducia della Casa Editrice in quel romanzo.
Ma Hercule Poirot era destinato a grandi successi: la Christie scrisse ben 33 romanzi e 54 racconti col suo protagonista, diventando una pietra miliare nel romanzo poliziesco.
Pochi anni dopo, nel 1927, un’altra eroina si affaccerà nel genere: Miss Marple, per le cui caratteristiche pare la Christie si sia ispirata a sua nonna e le sue “comari” (ma di lei ci occuperemo in seguito).
Agatha Christie morì per cause naturali nel 1976, lasciandoci un patrimonio letterario destinato ad accompagnare gli amanti del genere poliziesco fino ad oggi e per molti anni ancora a venire.
Ma veniamo al nostro Hercule Poirot. Lui è un ex ispettore di polizia, belga, trasferitosi in Gran Bretagna come profugo nel 1914. Non molto alto, con la testa “a uovo” e folti baffi che tiene a posto con la “brillantina” (un’antenata dell’odierno gel).
Meticolosissimo nel vestire, al punto da sfiorare il fanatismo sia nell’uso delle sue “celluline grigie” (come lui stesso le chiama) sia nella scelta del cibo, tanto da non mangiare le uova, di cui è ghiotto, se non servite della misura richiesta.
Poirot è un uomo di grande intelligenza investigativa e profonda capacità d’osservazione non solo dei fatti ma anche degli atteggiamenti delle persone, doti su cui spesso mette l’accento e di cui si spiace un po’ se non vengono adeguatamente riconosciute.
Può passare un tranquillo Natale Poirot? Certo che no, perché proprio il 22 dicembre accade che…
Il Natale di Poirot
Un vecchio genitore ricco e tirannico vuole avere tutti i figli al pranzo di Natale e per “tutti” si intende anche quello che non vede da vent’anni, lo scavezzacollo di cui da sempre risolve i problemi di moneta e la nipote avuta dalla figlia andata sposa chissà dove e deceduta, l’inetto politico che batte cassa tutti i mesi e, ovvio, il figlio che da sempre vive con lui nonché il più tiranneggiato.
Inoltre arriva, a sorpresa, il figlio di un antico socio in visita di cortesia sulla scorta dei racconti paterni, trattenuto per il pranzo anche lui.
Ognuno dei fratelli ha qualcosa da ridire sugli altri e quella nipote, poi, che senza averla mai vista piace al vecchio così tanto, e quella telefonata all’avvocato: “voglio riscrivere il testamento“, fatta in modo che sia ascoltata dai pargoli.
Quando dalla stanza del vecchio un urlo disumano scuote la figliolanza, gli ingredienti ci sono già tutti e il sovrintendente di polizia chiamato d’urgenza si trova con la classica patata bollente in mano a ridosso del Natale: un uomo assassinato dentro una stanza chiusa. Meglio chiamare Poirot per consulenza.
Iniziano le domande logiche della polizia e quelle “aleatorie” di Poirot, il suo osservare persone e cose, le sue conversazioni apparentemente frivole con ognuno dei presenti.
“Bisogna partire dal carattere dell’ucciso!“, afferma l’investigatore.
Il vecchio era stato un donnaiolo, trattava malissimo la moglie (motivo per cui il figlio convivente lo detestava) era vendicativo e si divertiva da matti a far arrabbiare le persone stuzzicandole e provocandole e, forse, stava per diseredare i figli a favore di quella gatta morta della nipote.
Ok, Poirot, con queste premesse un buon motivo per ucciderlo l’avevano tutti però!
E il maggiordomo con le dichiarazioni sulla sua continua sensazione di deja-vu?
E le due statue vicino alla porta della stanza del vecchio di cui il giovane visitatore dice che “sono così belle che ieri sera sembravano tre“?
Che c’entra col resto?
Chi dice di essere chi, non è.
Chi detestava il vecchio all’ennesima potenza ha un alibi di ferro.
E tutto quel sangue intorno al cadavere, non era un po’ troppo?
Perché Poirot osserva così attentamente i ritratti di famiglia mentre la polizia brancola nel solito buio?
Ma lui non fa e non dice niente a caso. Dietro i baffi impomatati il suo cervello ha rintracciato ogni collegamento, unito tutti i punti ed eccolo lì il colpevole. E non è quello che ti aspetti. Finalmente ogni pezzo del puzzle va al suo posto e gli indizi che erano chiari come il sole (ma solo per Poirot), all’improvviso si illuminano per tutti.
Non possiamo che dire: Buon Natale, Hercule Poirot!