08 Dic IL VIAGGIO DI SAN NICOLA: Come un Santo divenne Babbo Natale
“Ma tu credi a Babbo Natale?”: questa è la domanda che stabilisce il primo, timido, passaggio dall’essere bambino al diventare grande. Ricordo bene quando mia cugina, due anni più di me, mi insinuò il dubbio, con quella breve e insidiosa frase. Avevo sette o forse otto anni e, anche se ancora non lo capivo, la mia infanzia iniziava, lentamente, a trasformarsi in qualcosa di diverso e Babbo Natale non sarebbe venuto con me.
Ad essere del tutto sincera, ora che di anni ne ho 48, non sono certa di avere lasciato quell’uomo alto, anziano, dalla barba folta e gli stivali, nel mio passato. Così mi dico che, forse, tra i numerosi libri che parlano di Babbo Natale, troverò la prova della sua esistenza e quest’anno gli scriverò di nuovo la mia lettera, certa che ogni desiderio sarà esaudito.
Meglio essere subito sincera e non creare inutili aspettative: non ho trovato, ancora, alcuna prova incontrovertibile dell’esistenza di un uomo che la notte di Natale vola intorno al mondo su una slitta trainata da grandi e infaticabili renne ma, visto che ormai ho iniziato a scrivere, vi racconto un’altra storia.
Mettetevi comodi, perché questo viaggio ci porterà da Bari alla Lapponia fino agli Stati Uniti. Del resto, il protagonista non è un signore che, in una sola notte, consegna doni ai bambini di tutto il mondo?
Immaginate un uomo austero, un vescovo vissuto tra il III e il IV secolo d.C., noto per la sua generosità e venerato come santo. E ora pensate alla figura bonaria di Babbo Natale con il suo abito rosso, il cappello in testa e uno stuolo di folletti intorno. Come può una figura storica e religiosa trasformarsi in un mito moderno, radicato nella cultura di massa?
È un viaggio che attraversa i secoli, le culture e le tradizioni popolari, fino alla svolta del XX secolo, quando un’azienda di bibite scelse la figura di Babbo Natale per promuovere il proprio prodotto. Da santo protettore dei bambini a simbolo di un Natale colorato e commerciale, la storia di San Nicola e di Babbo Natale è molto più complessa e affascinante di quanto si possa immaginare.
San Nicola nacque in Turchia e divenne vescovo della Chiesa Cristiana ai tempi dell’Imperatore Costantino. Storia e leggenda si intrecciano nella biografia del Vescovo Nicola e hanno contribuito a creare l’immagine di un uomo generoso e giusto. Una delle storie più famose riguarda le tre ragazze, figlie di un uomo povero che, non avendo una dote da offrire per potersi sposare, erano destinate alla schiavitù e alla prostituzione. Nicola, allora, senza essere visto, per ben tre volte, in notti successive, gettò nella loro casa un sacco di monete che permisero alle ragazze di trovare un marito e vivere una vita libera e serena. Questi e altri racconti sulla sua generosità contribuirono a generare l’idea che egli fosse un santo e, quando morì, a Myra, nel 343, le sue reliquie furono conservate con grande devozione.
Quando poi la città fu conquistata dai musulmani, i veneziani e i baresi si contesero le reliquie del santo e i secondi ebbero la meglio riuscendo a portarle nella città dove, già nel Medioevo, furono venerate da migliaia di fedeli.
È proprio dall’età medievale che San Nicola inizia ad essere associato alla distribuzione di doni ai bambini alla vigilia della sua festa, il 6 Dicembre.
In Europa, oltre a San Nicola, esistono diverse figure che incarnano lo spirito del dono e la magia del Natale. In Germania e Austria, per esempio, c’è il Christkind, una figura angelica che porta regali ai bambini la vigilia di Natale. Nei Paesi Bassi e in Belgio è Sinterklaas, un santo austero simile a San Nicola, ad arrivare dal mare a cavallo per distribuire doni. In Italia la Befana porta dolci o carbone ai bambini. Infine, in Scandinavia c’è Julenisse, uno gnomo dispettoso ma generoso che lascia doni sotto l’albero; figura nata dall’antico folklore norvegese, rappresenta lo spirito natalizio e il legame con la natura e le tradizioni rurali. Ed è proprio in Scandinavia che, in tempi relativamente recenti, si cominciò ad immaginare la dimora di Babbo Natale, insieme al suo laboratorio, tra foreste, cieli stellati e aurore boreali. Quale luogo poteva evocare meglio la magia del Natale e di Santa Claus?
Ogni figura delle tradizioni europee ha arricchito le feste con caratteristiche uniche, ma legate a filo rosso dal tema del dono e della generosità verso gli altri.
In alcuni casi, come quello di Sinterklaas, la derivazione da San Nicola tramite le missioni cristiane in Nord Europa è evidente. In altri, tuttavia, come per Julenisse, le radici sono molto più antiche anche se, probabilmente, il concetto di dono è legato alle tradizioni cristiane. Lo stesso si può dire per la Befana, come per molte delle tradizioni cristiane, che ha origini nelle pratiche pagane legate alle stagioni e al raccolto, ma che è stata reinterpretata nel contesto cristiano e collegata alla festa dell’Epifania come portatrice di doni al pari di San Nicola.
Se racconti popolari e tradizioni orali hanno dato vita a personaggi diversi e originali, è tramite le rappresentazioni artistiche e letterarie che l’immagine di San Nicola si è trasformata da quella di un austero vescovo al gioviale Babbo Natale. Nelle prime raffigurazioni cristiane, San Nicola era spesso rappresentato con abiti vescovili, mitra e pastorale, a testimonianza della sua autorità religiosa e del suo ruolo di protettore dei deboli. Con il tempo, quando la sua figura divenne popolare in Europa e collegata ai bambini, alcuni degli elementi più severi cedettero il posto a particolari che lo resero più benevolo e un po’ magico agli occhi dei piccoli.
L’opera di Clement Clarke Moore, A Visit from St. Nicholas (un poema pubblicato nel 1823), rappresenta un passaggio fondamentale in questo senso: il poeta descrisse per la prima volta un Santa Claus più moderno e gioviale, simile a un elfo, che portava doni su una slitta trainata da renne. Questa versione di Babbo Natale ebbe un impatto profondo sulla cultura americana, rendendolo personaggio sempre più allegro e simpatico.
Ma qui siamo già atterrati oltre oceano e occorre fare un passo indietro per comprendere come un vescovo di origine turca e venerato in Europa sia arrivato nel Nuovo Mondo.
La fama di San Nicola fu, ovviamente, veicolata dai coloni europei che erano sbarcati negli Stati Uniti. Qui, come avviene ogni volta che due culture si incontrano e convivono, la tradizione legata al vescovo si fuse con il folklore locale e si arricchì di elementi nuovi, come mostrato nel poema di Moore, perdendo con il tempo tutti gli aspetti religiosi e divenendo così un personaggio.
L’illustratore Thomas Nast nel 1863 raffigurò un Babbo Natale allegro e vestito di rosso. Mi chiedo se, mentre tratteggiava il suo personaggio con la matita rossa, immaginasse che il suo Babbo Natale sarebbe diventato il simbolo della festa in tutto il mondo.
Tutti sappiamo che la definitiva consacrazione dell’immagine moderna di Babbo Natale avvenne negli anni ’30 grazie alla Coca-Cola, che scelse questa versione di Babbo Natale per le sue campagne pubblicitarie. L’artista Haddon Sundblom rese Babbo Natale un uomo robusto, con abito rosso acceso e barba bianca, esattamente come oggi lo conosciamo.
E così, partendo dalla Turchia dell’Impero Romano, passando da Venezia e Bari, San Nicola ha viaggiato per l’Europa, ha trovato casa in Scandinavia tra renne e folletti fino a sbarcare dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Chissà cosa direbbe il vescovo nel vedersi sovrappeso, i capelli e la lunga barba bianca e quel vestito bizzarro di un intenso rosso che sarebbe sembrato troppo pesante per il clima mediterraneo.
Me lo immagino stupito ma sorridente dopo un primo momento di smarrimento. Del resto, quell’uomo alto e rubicondo passava la notte di Natale a distribuire regali ai bambini. Se anche lui avesse avuto una slitta e qualche renna (o magari dei dromedari!), avrebbe potuto aiutare molte più persone.
“Bravo Babbo Natale. Sei un po’ eccentrico per i miei gusti, e so che non sei proprio un perfetto cristiano, ma sei generoso e rendi felici gli altri. Hai compreso che il dono è qualcosa che accomuna culture, epoche storiche, latitudini e lingue diverse. E allora poco importa che io non indosserei mai quegli stivali. Quello che conta è che lo spirito del Natale resterà vivo finché ci sarà qualcuno disposto a credere che tu esisti”.
E io, caro San Nicola, ci credo eccome. Continuerò nella mia ricerca di qualche prova dell’esistenza di Babbo Natale ma, alla fine, quello che davvero conta è ciò in cui crediamo senza bisogno di prove.
Allora Buon Natale, Nicola. E grazie di tutto.
Cliccando sui link sotto potete ripercorrere tutto il fil rouge che abbiamo dedicato al Natale puntando l’attenzione sul dono e sul donare:
https://www.acasadilucia.org/2024/12/09/lettere-da-babbo-natale/
https://www.acasadilucia.org/2024/12/11/un-viaggio-nel-dono-fino-al-carcere-di-padova/
https://www.acasadilucia.org/2024/12/13/la-nocciolella-regalando-tempo-e-dolcezza/