18 Nov DI PAESE IN PAESE CON L’AUTUNNO IN POESIA
Autunno, la stagione in cui il caldo va a riposare, la gaiezza lascia il posto alla malinconia e il bisogno dei luoghi aperti viene sostituito dal desiderio di un camino acceso, una comoda poltrona e una calda coperta, così da abbandonarsi ai ricordi e alle riflessioni.
Perché non farci accompagnare, in questo dolce languore, da una poesia?
Poeti di ogni Paese si sono lasciati ispirare dai colori caldi, dai venti insistenti, dalle foglie caduche di questo periodo dell’anno, alcuni sottolineandone l’aspetto malinconico, altri quello degli ambrati colori, altri ancora quello dell’ineluttabilità delle stagioni umane della vita, ma anche l’aspetto giocoso che un cuore lieve può trovarvi.
Partiamo quindi per questo cammino tra le foglie gialle e lasciamoci accarezzare dai versi di poeti di Paesi tanto diversi tra loro ma tutti toccati dalla malìa autunnale.
La prima poesia è quella del poeta napoletano Vincenzo Cardarelli, che ci trasmette l‘ineluttabilità dell’arrivo della stagione autunnale (di cui già abbiamo sentore nei primi venti freschi d’agosto) così come dell’autunno della vita, i cui segnali scorgiamo già nella tarda giovinezza:
Autunno
Già lo sentimmo venire
nel vento d’agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti
e un brivido percorse la terra
che ora nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in questo Autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.
Nelle parole di José Hierro, poeta spagnolo, rifulgono il colore dorato e i riflessi color del fuoco di certi viali autunnali:
Autunno dalle mani d’oro.
Ceneri d’oro le tue mani lasciarono cadere sulla strada.
Già ritorni a camminare per i vecchi paesaggi deserti.
Stretto il tuo corpo per tutti i venti di tutti i secoli.
Autunno dalle mani d’oro:
con il canto del mare che rimbomba nel tuo petto infinito,
senza spighe né spine che possano ferire il mattino
con l’alba che bagna il suo cielo nei fiori del vino,
per dare allegria a chi sa che vive
di nuovo sei venuto.
Con il fumo e il vento e il canto e l’onda tremante
nel tuo grande cuore acceso.
Heinrich Heine, poeta tedesco, ci porta invece in un sogno in cui l’Autunno è il compagno di viaggio di un cavaliere in cammino verso la donna amata:
Scuote gli alberi il vento d’autunno
Scuote gli alberi il vento d’autunno,
nella notte umida e gelida;
avvolto nel mio grigio mantello,
cavalco tutto solo nel bosco.
Mentre cavalco io vedo in frotta
cavalcare con me i miei pensieri;
come il vento mi portan leggeri
a casa della mia diletta.
I cani abbaiano e la servitù
accorre con le fiaccole in mano
Salgo con furia su per le scale
facendo risuonar gli speroni
la sala splendida degli arazzi
è pervasa di aromi e calore.
Lì m’attende il dolce mio amore
mi precipito tra le sue braccia.
Il vento mormora tra ‘l fogliame
e si sente la quercia parlare:
“Cosa vuoi folle cavaliere,
con questo tuo folle sognare?”
Nelle parole del poeta cinese Su DongPo si scorge la luminosità di certe sere autunnali fresche e lucenti, mentre il pensiero vola già all’anno prossimo:
Luna di mezzo Autunno
Luna di mezzo-autunno
Appena le nubi della sera si ritirano,
s’alza una brezza chiara e fresca.
La ruota di giada attraversa silenziosamente
il Fiume d’Argento.
La vita in questa notte poche volte è stata dolce.
Da dove guarderemo questa luna fra un anno?
Restiamo in Oriente per volare dalla Cina in Giappone, dove il poeta Naito Joso con le pochissime parole che compongono un haiku ci suggerisce l’immagine più tipica del periodo autunnale:
Foglie
adagiate su una pietra
sepolta nell’acqua
Torniamo quindi in Italia ad incontrare Gianni Rodari e il suo sguardo sulla vita, che gli ha fatto osservare l’aspetto giocoso delle foglie portate dal vento, foglie che per un gatto diventano farfalle da rincorrere:
Autunno
Il gatto rincorre le foglie
secche sul marciapiede.
Le contende (vive le crede)
alla scopa che le raccoglie.
Quelle che da rami alti
scendono rosse e gialle
sono certo farfalle
che sfidano i suoi salti.
La lenta morte dell’anno
non è per lui che un bel gioco,
e per gli uomini che ne fanno
al tramonto un lieto fuoco.
Emily Dickinson, poetessa statunitense, coglie con maestria l’accorciarsi delle ore di luce e il freddo che si insinua nei giorni di un Autunno già avanzato:
Il giorno diventò piccolo
Il giorno diventò piccolo, circondato tutto
dalla precoce, incombente notte.
Il pomeriggio in sera profonda
la sua gialla brevità distillò.
I venti smorzarono i loro passi marziali,
le foglie ebbero tregua.
Novembre appese il suo cappello di granito
a un chiodo di felpa
Facciamo un salto in Francia, dove Guillame Apollinaire ci consegna coi suoi versi un Autunno morente alle prime nevicate che annunciano l’inverno:
Autunno malato
Autunno malato e adorato
Morirai quando l’uragano soffierà sui roseti
Quando avrà nevicato
Sui frutteti
Povero autunno
Muori in biancore e ricchezza
Di neve e di frutti maturi
In fondo al cielo
Planano sparvieri
Sulle nixi graziose dai capelli verdi e nane
Che non hanno mai amato
Sui confini lontani
I cervi hanno bramito
E quanto amo stagione quanto amo i tuoi suoni
I frutti che cadono e che nessuno raccoglie
Il vento e la foresta che piangono
Tutte le loro lacrime d’autunno foglia a foglia
Le foglie
Pestate
Un treno
Che passa
La vita
Che va.
E, per finire, anche nell’Autunno silenzioso e malinconico possiamo trovare un pensiero, un guizzo, che ci ricordi che, dopotutto, stiamo soltanto aspettando la Primavera, come ci suggerisce il poeta russo K.I. Galczynski:
Ecco vedi, di nuovo arriva l’Autunno.
Ecco vedi, di nuovo arriva l’Autunno
Si vorrebbe solo dormire beatamente
Metti il tuo anello di smeraldo:
la luce verde brillerà piacevolmente.
L’estate come condannata si piega
sotto la scure dell’Autunno insanguinata
ma noi vediamo la primavera nella gemma
sul tuo dito, nell’anello incastonata