A Casa di Lucia | LA SCONOSCIUTA DEL RITRATTO
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LA SCONOSCIUTA DEL RITRATTO

“Mi dispiace non ridipingo mai le mie tele” 

Il categorico della citazione, attribuita ne La sconosciuta del ritratto a Gustav Klimt, fortunatamente non è stato mantenuto, altrimenti non ci sarebbe stato uno dei quadri più misteriosi dell’artista e lo spunto per questo romanzo dell’autrice francese Camille de Peretti (nata a Parigi nel 1980). 

In questo romanzo, ispirato alla vita vera, misteriosa e rocambolesca di un’opera di Klimt, l’artista, commosso da un amore giovane e inconsapevole, cambierà appunto idea e rimanipolerà la tela: il mistero consiste nel fatto che non sapremo mai i motivi alla base del vero rimaneggiamento del dipinto.  

Ma veniamo ai fatti, così come fa l’autrice in premessa. 

Nel 1910 Klimt dipinge un ritratto intitolato Ritratto di ragazza, esposto nel 1916 alla galleria Miethke di Vienna ed acquistato da uno sconosciuto. 

Nel 1925 la galleria Ricci Oddi di Piacenza acquista un quadro che verrà rinominato Ritratti di Signora, senza sapere che nel 1917 l’artista l’aveva ritoccato; scoperta avvenuta nel 1996 da parte della studentessa italiana Claudia Maga a seguito della sua intuizione che il dipinto fosse lo stesso. 

Poco dopo tale scoperta, nel 1997, il quadro viene rubato. 

Sembra che il ladro avesse preannunciato la sua ricomparsa dopo vent’anni. 

Ed infatti nel 2019 il quadro riappare misteriosamente nei giardini della galleria Ricci Oddi. 

Ad oggi nessuno sembra sapere chi fosse la donna raffigurata nel ritratto o il mistero del rimaneggio, del furto, né dell’ancora più enigmatica ricomparsa nel 2019. 

Ai fatti realmente accaduti l’autrice liberamente si ispira e tesse una storia, credibile, quasi un thriller, scorrevolissimo sia per la scrittura che per l’intreccio, nonostante i salti temporali e spaziali, a mio parere ben utilizzati. 

Seguiremo il viaggio del dipinto dalla Vienna del 1900 alla New York degli anni Trenta fino ai giorni nostri a Piacenza, dove il quadro è tuttora esposto. 

Ti affezionerai a Isidore così come a Perl: “si era accorta che non si muovevano nella stessa dimensione temporale … Alla fine avevano imparato a camminare insieme separatamente”. 

Vorrai proteggere Martha: una ragazza che, nonostante abbia provato sul suo corpo che le donne da sempre sono considerate oggetto, prede, senza diritti, attraverso l’Amore puro che dona, nell’essere riamata a sua volta e per tramite dell’artista, diventerà eterna riscattando sé stessa. 

La storia inoltre sembra permeata dal Karma: per ogni azione, c’è una reazione uguale e contraria. Alcuni personaggi pagheranno azioni fatte a danni di altri, mentre altri come Martha, appunto, saranno riscattati. 

Si termina la lettura del libro pensando che non possano esserci altre spiegazioni: per quanto appunto partita da fatti realmente accaduti, la trama resta comunque una ricostruzione di fantasia. 

Per quanto la mia forma artistica di elezione sia la scrittura, amo l’arte nel suo complesso e Klimt è il mio pittore preferito, se non l’unico… superfluo aggiungere che sono stata spinta verso questo libro dalla copertina.

Questo pittore austriaco (nato nel 1862 nei sobborghi di Vienna) morirà nel 1918 a causa dell’epidemia spagnola, dopo aver amato tantissimo l’Arte e le Donne. 

Le opere dell’artista più conosciute sono quelle del periodo Aureo (tra cui Le Tre Età della Donna  – 1905, Danae – 1907, Il Fregio di Stoctlet – 1905-1909, Il Bacio – 1908, Giuditta II – 1909), caratterizzato dall’uso dell’oro (ebbe l’ispirazione in Italia dai mosaici di Ravenna) ma anche dal forte simbolismo e presenza di donne

Donne vere ed oniriche, amate e temute, sensuali e materne, soprattutto donne che prendono coscienza di sé, della loro femminilità, e che attraverso le opere di Klimt mi sembra che in qualche modo riscattino tutte le donne dalla prigionia delle convenzioni. 

Solo un quadro di Klimt raffigurante una Donna poteva vivere di vita propria, decidere di “andar via” da un museo per poi “ritornare”, una volta compiuto il proprio destino. Come le donne stesse, di cui, per quanto si tenti di metterle in una teca ad uso e consumo di una società reale ma non autentica, non potrai mai possedere l’anima, imprigionare i pensieri, soffocare autenticità e vocazione. 

Troveremo sempre il modo di compiere il nostro destino, di liberare noi stesse!



× Ciao!