A Casa di Lucia | “I HAVE A DREAM” Martin Luther King
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“I HAVE A DREAM” Martin Luther King

Martin Luther King Jr. (Atlanta, 15 gennaio 1929 – Memphis, 4 aprile 1968) è stato un attivista, politico e pastore protestante statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani. Il suo nome legale alla nascita era Michael King, come quello di suo padre. Il padre decise di cambiare il nome in Martin Luther King nel 1934 durante un viaggio in Terra Santa e in Europa, che lo portò anche nella Berlino della Germania nazista, dove fu affascinato dalla figura del grande riformatore tedesco Martin Lutero.

Spesso viene associato a Gandhi, di cui è stato studioso, per la sua attività a favore della non violenza.

La sua crociata per la giustizia trova libera espressione nella “Lettera dalla prigione di Birmingham” (Letter from Birmingham Jail), scritta nel 1963, e in “Strength to love”.

Ha predicato amore, ottimismo, non-violenza ed è da tutti ricordato come «apostolo instancabile della resistenza non violenta», «eroe e paladino dei reietti e degli emarginati», «redentore dalla faccia nera».

Martin Luther King crebbe ad Atlanta dove frequentò le scuole elementari, si diplomò nel 1940 e in seguito frequentò la scuola sperimentale dell’università di Atlanta prima di entrare al Booker T. Washington High School. All’età di soli tredici anni divenne il più giovane vicedirettore di un giornale per la collaborazione prestata dell’Atlanta Journal.

Iniziò il suo percorso di studi religiosi per diventare pastore battista nell’autunno del 1948 al Crozer Theological Seminary di Chester, in Pennsylvania, una scuola principalmente per bianchi e pochi afroamericani. L’8 maggio 1951 ottenne il baccalaureato in teologia. Conseguì il dottorato in Teologia sistematica il 5 giugno 1955 e due anni prima sposò Coretta Scott.

Il 24 gennaio 1954 fece il suo primo sermone, con il titolo “The Three dimensions of a complete life” (“Le tre dimensioni di una vita completa“) nella chiesa battista di Dexter a Montgomery, Alabama.

Scopri di più sull’Alabama seguendo questo link  https://www.acasadilucia.org/2024/08/07/alabama-un-gioiello-nascosto/

In seguito divenne vicepresidente del Consiglio dell’Alabama per i rapporti umani.

Il 5 Dicembre 1955 aiutò Rosa Parks (figura-simbolo del movimento per i diritti civili, che divenne famosa per aver rifiutato nel 1955 di cedere il posto sull’autobus ad un bianco) ad attuare una resistenza non violenta basata sul boicottaggio: quel giorno nessun nero utilizzò gli autobus.

La Parks fu condannata a pagare una multa pari a 10 dollari, ma nel frattempo il boicottaggio dei mezzi pubblici assunse proporzioni elevate e la gente afroamericana si spostava come poteva, a piedi o con l’aiuto di tassisti afroamericani.

L’autobus dove Rosa Parks fu arrestata è oggi esposto presso l’Henry Ford Museum di Detroit, Michigan.

La tensione crebbe. Il sindaco annunciò in televisione che bisognava combattere il boicottaggio. Il 26 gennaio 1956 King si trovava alla guida della propria auto e condivise il viaggio con alcune persone; notando di essere seguito da un poliziotto cercò di rispettare il codice stradale ma venne fermato, e con il pretesto di eccesso di velocità fu arrestato. Alla fine venne rilasciato, mentre una folla aspettava davanti al carcere di Montgomery. La comunità bianca iniziò a diventare violenta.

Il 30 gennaio intorno alle 21:30 venne scagliata una bomba nella casa di King. Al ritorno il pastore tenne un discorso con cui placò gli animi. Il movimento afroamericano ricevette fondi e sostegno morale anche dal Giappone e la Svizzera.

Il 4 settembre la giuria della contea di Montgomery doveva decidere sulla legalità del boicottaggio: facendo riferimento a una vecchia ordinanza del 1921 stabilirono che il boicottaggio era illegale. King tornò a Montgomery e fu quindi arrestato; tornò a casa dopo il pagamento della cauzione. 

Il 13 novembre 1956 la Corte Suprema degli Stati Uniti confermò la decisione della Corte Distrettuale dell’ordinanza abolitiva che divenne esecutiva a Montgomery il 20 dicembre e il boicottaggio dei bus terminò il giorno successivo.

King fondò la Southern Christian Leadership Conference (Congresso dei leader cristiani degli Stati del Sud). L’obiettivo di questa associazione era di organizzare in modo chiaro e dare un’autorità di riferimento al movimento per i diritti

Le prime campagne di King erano incentrate sull’abolizione delle norme segregazioniste degli Stati del Sud (in primis l’Alabama) degli USA, note informalmente come Leggi Jim Crow. Jim Crow era un personaggio nero, derelitto, emblema della discriminazione razziale.

Nel 1957 Martin Luther King ricevette la medaglia Spingarn.

King incontrò John F. Kennedy il 23 giugno del 1960, riuscendo a convincerlo di quanto fondamentale fosse la questione del diritto al voto e dei diritti civili.

Il Congress of Racial Equality (CORE) organizzò un primo gruppo di Freedom Riders che partì da Washington il 4 maggio 1961 in autobus, ma venne attaccato quasi giunto ad Anniston, in Alabama. I partecipanti vennero ricoverati in un ospedale. Il 21 maggio del 1961 King tenne un discorso in chiesa mentre era preso di mira da teppisti, undici membri giunsero poi ad Albany nel dicembre 1961. Nel novembre del 1961 ad Albany, in Georgia, si formò un movimento di lotta anti-segregazionista, in cui si inserì anche il movimento di lotta non-violenta di King e della SCLC. 

King fu arrestato il 27 luglio: quel giorno mentre prendeva parte ad una veglia in compagnia fra gli altri di Slater King e Anderson davanti al municipio, davanti a numerosi giornalisti, lo sceriffo li aveva invitati nel suo ufficio. Al loro rifiuto furono condotti tutti in carcere.

Sotto la guida del reverendo Wyatt Tee Walker, direttore esecutivo della SCLC nel periodo 1960-1964, iniziò a Birmingham, in Alabama, una campagna per la promozione dei diritti civili degli afroamericani, per eliminare le politiche sociali, civili ed economiche segregazioniste del Paese.

King  esortava a disobbedire alle leggi che si ritenevano ingiuste, subendone le conseguenze penali.

Il 12 aprile si decise di marciare, sicuri di andare in prigione: con King Ralph Abernathy e 50 persone partirono dalla chiesa di Zion Hill cantando fino all’incontro con la polizia e l’arresto. Dalla prigione scrisse la sua famosa “Lettera dalla prigione di Birmingham” che fu pubblicata come risposta al “An Appeal for Law and Order and Commons Sense” pubblicata sul Birmingham News. Nel suo scritto King citava gli esempi sulle leggi ingiuste di Agostino d’Ippona («una legge ingiusta non è legge») e Tommaso d’Aquino, affermando che se un individuo ritiene, in coscienza, una legge ingiusta ed è disposto al carcere per dimostrare il suo dissenso, rispetta in realtà la legge.

Dopo otto giorni King fu scarcerato.

Nel frattempo le “leggi di Jim Crow” vigenti nella città vennero eliminate, aprendo molti posti pubblici alla presenza dei neri.

Sull’onda dell’indignazione per i fatti di Birmingham, il presidente Kennedy presentò al Congresso un provvedimento che sancì i pari diritti per bianchi e neri d’America, ma ebbe l’opposizione degli stati del Sud. King decise quindi, di dirigersi verso Washington con la ben nota “marcia per il lavoro e la libertà” (28 agosto 1963), per celebrare la proclamazione di emancipazione di Lincoln.

In quell’occasione, al Lincoln Memorial, si tenne il celebre discorso “I have a dream” di King, che divenne il discorso-simbolo della marcia.

«I have a dream I say to you today, even though we face the difficulties of today and tomorrow, I still have a dream. It is a dream that is deeply rooted in the American dream. I have a dream: that one day this nation will rise up and live out the true meaning of its creed: “We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal”»

«Ho un sogno, vi dico oggi, anche se affrontiamo le difficoltà dell’oggi e del domani, ho comunque un sogno. È un sogno che è profondamente radicato nel sogno americano. Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva appieno il vero significato del suo credo: “Riteniamo queste verità di per sé evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali”»

Nel discorso viene fatto riferimento anche ai versi iniziali di Riccardo III, nota opera teatrale di Shakespeare, dove si dice «ora l’inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa da questo sole…» (laddove King, invece, sottolinea che «questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non avrà termine fino a quando non venga un vigoroso autunno di libertà ed uguaglianza»).

La “marcia per il lavoro e la libertà” non si limitò solo a questo, ma fece precise richieste: fine della segregazione razziale nelle scuole, una legge sul tema dei diritti civili, la protezione dalle pessime maniere della polizia per gli attivisti, uno stipendio minimo di 2 dollari all’ora per tutti i lavoratori e un organo di auto-governo per Washington, a quel tempo governata da un comitato. Tra le voci più critiche dell’evento ci fu quella di Malcolm X, che definì l’evento come la “farsa su Washington” (“Farce on Washington”).

Gli attivisti lasciarono la città quando vennero a conoscenza dell’imminente disegno legislativo sui diritti civili nazionale e del Civil Rights Act firmato dal nuovo presidente Lyndon B. Johnson. 

Il 14 ottobre 1964, a Oslo, Martin Luther King ricevette il premio Nobel per la pace

Grazie a tante importanti proteste la figura di King assunse grande rilevanza a livello mondiale, suggellata dall’incontro con papa Paolo VI, avvenuto il 18 settembre, da cui ricevette pieno appoggio alla propria azione.

Il 15 marzo il presidente Johnson annunciò la presentazione della legge sul diritto al voto, la Voting Rights Act, che venne firmata il 6 agosto.

Attraverso l’operazione «borsa della spesa» (in originale breadbasket, cioè «cesto del pane») si individuava un’azienda e si controllava il numero di dipendenti e quanti di essi fossero neri: se la percentuale era bassa o se erano addetti ai soli lavori umili, venivano organizzati incontri con i responsabili dell’azienda giungendo a distribuzioni del lavoro più equo; in questo modo si diede nuovo lavoro a più di duecento afroamericani.

Martin Luther King giunse a Memphis dove fu ucciso il 04 Aprile del 1968.

L’assassino di nome Ray venne arrestato l’8 giugno all’aeroporto di Londra-Heathrow, mentre cercava di lasciare il Regno Unito con un passaporto canadese falso con il nome di Ramon George Sneyd.

Nel 2002 Ronald Denton Wilson affermò che suo padre Henry Clay Wilson era coinvolto nell’assassino di King, insieme ad altri. 

King sosteneva di essere populista. Credeva che i neri e i bianchi poveri avrebbero dovuto unirsi “per fare qualcosa per colmare le divisioni”. 

Il viaggio indiano del 1959 per incontrare Gandhi toccò nel profondo King, accrescendo la sua conoscenza sul concetto di resistenza nonviolenta e il suo impegno nella lotta per i diritti civili negli Stati Uniti. 

King applicò i principi della non-violenza riscuotendo grandi successi, grazie a un’organizzazione precisa e dettagliata sui modi e tempi della protesta, in modo da aumentarne la visibilità e l’impatto mediatico. Molte delle richieste furono accolte, e divennero leggi, grazie all’approvazione di documenti come il Civil Rights Act (1964) e il Voting Rights Act (1965).

Fin dal 1965 King espresse la sua opposizione al coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam.

Il 4 aprile 1967 (un anno esatto prima della sua morte), alla chiesa di New York City Riverside, nel suo discorso “Beyond Vietnam“, affermò che la guerra distoglieva lo sguardo dai poveri risucchiando ogni risorsa che poteva essere utilizzata per loro, che l’America doveva finire di distruggere le speranze di altri popoli, che tali azioni erano solo manifestazione del male profondo degli USA e che occorreva operare una rivoluzione dei valori che dimostrasse la «lealtà verso l’umanità».

Il Presidente Ronald Reagan firmò l’istituzione della festa nazionale per commemorare Martin Luther King, da celebrarsi il terzo lunedì di gennaio, un giorno vicino cioè al 15 gennaio, giorno della sua nascita.

La canzone Pride (In the Name of Love), tratta dall’album The Unforgettable Fire degli U2 è dedicata a Martin Luther King. Michael Jackson anche ha fatto riferimento a Martin Luther King in diversi suoi brani: appare più volte nel video di Man in the Mirror, nella canzone They Don’t Care About Us viene nominato nel verso “but if Martin Luther was living, he wouldn’t let this be” .

Altre canzoni che fanno riferimento a lui sono One Vision dei Queen, nel brano Like a king di Ben Harper e nell’inedito Super Pop di Madonna (“If I was a hero I’d be Martin Luther”)

Figura di riferimento per tanti giovani, come testimoniano anche le canzoni a lui dedicate che l’hanno fatto entrare come esempio agli occhi di intere generazioni, King riteneva che l’egoismo fosse qualcosa di distruttivo per l’essere umano e affermava che per la grandezza di un uomo, anche senza istruzione o particolari competenze, fosse sufficiente un animo gentile. Il continuo progresso rivelava la relatività dell’animo umano, che di fronte alle sue opere gigantesche diventa piccola cosa, mentre la ricchezza la si poteva ottenere soltanto se la povertà avesse cessato di esistere. Affermava che chi non fosse stato pronto a morire per un qualcosa in cui credeva, in realtà non era «pronto a vivere» e che le qualità di un uomo si mostrano solo quando deve affrontare una situazione difficile: solo il coraggio fa vincere la paura.

King credeva nel sogno della fratellanza umana tra i popoli della Terra, nella cosiddetta “beloved community” (comunità d’amore), che era ai suoi occhi la “sintesi creativa” della tesi (capitalismo) e dell’antitesi (comunismo), motivata da una profonda fede in Gesù Cristo. 

Un uomo che credeva, un uomo che sognava. Un sogno che non si è ancora realizzato ma per cui non bisogna mai smettere di lottare.



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