A Casa di Lucia | LOLITA E LE CONTROVERSE ISPIRAZIONI
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LOLITA E LE CONTROVERSE ISPIRAZIONI

Il 18 agosto 1958 usciva nelle librerie statunitensi “Lolita” di Vladimir Nabokovcapolavoro letterario del Novecento, definito il romanzo più scandaloso del ventesimo secolo.
Lo scandalo di “Lolita” in realtà precede l’uscita del libro stesso. Molte case editrici, a causa dei temi trattati nel libro, rifiutarono di pubblicarlo. Una delle lettere di rifiuto ricevute da Nabokov riportava questo commento: “Per gran parte è nauseante, anche per un freudiano illuminato… è una specie di incrocio instabile tra una realtà orribile e una fantasia improbabile. Spesso diventa un sogno a occhi aperti nevrotico e selvaggio… Consiglio di seppellirlo sotto una pietra e tenerlo lì per almeno mille anni.”
Eppure dopo molta fatica, nel settembre del 1955, Lolita uscì per la prima volta a Parigi in lingua inglese. A pubblicarlo fu l’Olympia Press, una casa editrice statunitense, allora specializzata in letteratura erotica che aveva stabilito la propria sede a Parigi per sfuggire alla censura nazionale. Tuttavia nel 1956 Lolita venne ufficialmente vietato e ritirato dalle vendite. Nabokov dovette attendere due anni prima della pubblicazione del suo capolavoro, negli Stati Uniti dove ebbe un successo clamoroso. Nel giro di pochi giorni fu ristampato tre volte e divenne il secondo romanzo, dopo Via col vento, a vendere 100.000 copie nel giro di tre settimane.

In Italia Lolita uscì per Mondadori nel 1959.

Il protagonista unico e controverso è il professor Humbert Humbert e la sua passione morbosa e intensa per la giovanissima dodicenne Dolores Haze, conosciuta come Lolita, ragazzina ben più disinvolta di quanto si potesse sospettare, dotata di una spiccata sensualità. Per avvicinarsi a questo amore, il professore compierà dei gesti ai limiti della legalità e ben oltre i limiti della morale.
Nabokov non era a caccia del successo dato dallo scandalo e ha munito il libro delle sue difese. È impossibile in realtà leggere Lolita come un romanzo pornografico o come un elogio della pedofilia.

In Lolita, l’autore rivede probabilmente un amore perduto in gioventù: il suo volto e il suo corpo rappresentano un sogno ritrovato.

Ma sembra che ci siano teorie controverse che potrebbero spiegare le ispirazioni che portarono Vladimir Nabokov alla stesura di “Lolita”.
Lo stesso Vladimir nel 1956 scrisse una postfazione del romanzo, dove lo scrittore racconta la primissima ispirazione del suo futuro libro: “Il primo, piccolo palpito di “Lolita” mi percorse alla fine del 1939 o all’inizio del 1940, a Parigi, in un periodo in cui ero costretto a letto da un violento attacco di nevralgia intercostale. A quanto ricordo, l’iniziale brivido di ispirazione fu in qualche modo provocato da un articolo di giornale su una scimmia del Jardin des Plantes, la quale, dopo mesi di blandizie da parte di uno scienziato, aveva fatto il primo disegno a carboncino dovuto a un animale: il bozzetto rappresentava le sbarre della gabbia della povera creatura. L’impulso che qui registro non aveva alcun nesso testuale con le successive concatenazioni di pensieri, i quali sfociarono, tuttavia, in un prototipo di questo mio romanzo, un racconto di una trentina di pagine”.
Il racconto di cui Nabokov parla è L’incantatore, un’opera del 1939 creduta persa e che è stata pubblicata postuma nel 1986, tradotta in inglese dal russo dal figlio dell’autore Dmitri. La trama vede come protagonista un uomo di mezza età che si invaghisce a tal punto di una ragazzina preadolescente da voler sposare la madre pur di starle vicino. La somiglianza con la storia di Lolita è immediatamente riconoscibile, nonostante il racconto sia piuttosto breve.
“La ninfetta, che ora aveva sangue irlandese nelle vene, era più o meno la stessa ragazzina, e permaneva anche l’idea di fondo del matrimonio con sua madre; ma per il resto era una cosa nuova, a cui erano cresciuti in segreto gli artigli e le ali di un romanzo”.

La storia narrata da Nabokov sembra avere punti in comune anche con fatti realmente accaduti, risalenti proprio al decennio in cui l’opera fu completata. Nonostante, infatti, Nabokov affermò che l’idea del primo capitolo del testo gli venne sul finire degli anni ‘30, il racconto fu realmente scritto e completato solo negli anni Cinquanta. E proprio in quel periodo, stava avendo luogo la triste vicenda di Florence “Sally” Horner, una ragazzina di 11 anni, rapita all’uscita di scuola a Camden, nel New Jersey, dopo essere stata ingannata da Frank La Salle, un cinquantenne che si fece passare per agente FBI. Fu tenuta prigioniera per diverso tempo, viaggiando in molti posti per ben 21 mesi attraverso gli USA, e fu ripetutamente abusata dall’uomo. Purtroppo, una volta tornata nella sua comunità, la vittima innocente ne uscì colpevolizzata come “prostituta”. Florence morì in un incidente stradale ad appena 15 anni.

Un’ altra teoria è collegata alla pubblicazione di un articolo sul New York Times da Christpher Caldwell nel 2004, attraverso il quale, citando lo studioso Michael Maar, faceva riferimento a un racconto del 1916 intitolato appunto Lolita: era la storia di un uomo di mezza età che si invaghiva di una ragazzina. A scriverlo fu Heinz von Lichberg, che poi aderì al partito nazista. Nabokov non ha mai citato però von Lichberg come fonte di ispirazione.

Nabokov era anche un entomologo molto esperto. Aveva progettato una ricerca sulle farfalle che poi non riuscì a portare a termine. Diede dei nomi a delle farfalle da lui scoperte e una di queste aveva nel nome un riferimento chiaro a Lolita: c’era dentro la parola ninfetta, nel nome latino inventato da Nabokov. “È come una larva imbozzolita che si prepara alla sua metamorfosi. E tutta la teoria delle giovani ninfette di Humbert Humbert, probabilmente condivisa da Nabokov, che parla delle metamorfosi che, a un certo stadio, arrivano a creare una bellezza naturale che resta inspiegabile e che l’uomo può solo ammirare o può catturare.”

Nel 1962 Stanley Kubrick portò sul grande schermo la trasposizione cinematografica di “Lolita”. La sceneggiatura fu scritta dallo stesso Nabokov.
Kubrick fu un grande estimatore del romanzo che considerava una splendida storia d’amore: “Beh, è certamente una delle più grandi storie d’amore […] Usa come criteri lo shock totale e lo straniamento, che gli amanti, in tutte le grandi storie d’amore del passato, hanno prodotto sulle persone intorno a loro. Se si considerano “Romeo e Giulietta”, “Anna Karenina”, “Madame Bovary”, “Il rosso e il nero”, tutti presentano un aspetto in comune: l’elemento dell’illecito, o almeno ciò che era considerato illecito al loro tempo.”



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