03 Lug SHARM EL SHEIK: Diario di viaggio
L’Egitto non è solo piramidi.
Fino a Sharm El Sheik con il viso incollato all’oblò, ho lasciato la nostra Napoli con gli occhi spalancati su Capri che, vista dall’alto, con i suoi faraglioni sembrava un quadro.
Dopo aver attraversato un’immensa distesa d’acqua e vaste pianure di nuvole spumeggianti, si è aperto uno scenario inquietante e nel contempo affascinante: il deserto.
Mentre l’aereo si preparava alla discesa, sono stata accecata dalla vista dei piccoli atolli circondati da sabbia bianca in mezzo al Mar Rosso, con le sue mille sfumature di blu.
Dopo i serrati controlli, il visto, la scheda sim, un taxista egiziano sorridente e l’arrivo al bellissimo resort, è iniziata la vera magia. Ho soggiornato a Nabq Bay, una piccola città sempre ventilata e fresca, con una piccola distesa di barriera corallina. Fuori dal Resort a pochi passi c’è un Hard Rock bellissimo e di recente costruzione che organizza molte serate, uno Starbucks, un McDonald’s e un Burger King insieme anche ad altri vari negozietti.
Trovare un taxi che accompagnasse in ogni dove e con pochi euro è stato facilissimo. Sono lì, fuori ad ogni resort, ad aspettare i turisti. Parola d’ordine: contrattare.
Vale anche per le escursioni davvero belle e a prezzi davvero accessibili.
Ho amato trottare su cammelli nel deserto del Sinai e percorrere alla guida di un quad quel vuoto roccioso che fa da padrone. Gridare il proprio nome e sentirlo echeggiare nel deserto è stato davvero suggestivo.
Ho amato nuotare a filo della barriera con la faccia all’ingiù, ammirando l’incantevole spettacolo che il Mar Rosso offre. Ogni giorno era come tuffarsi davvero in un acquario.
Mi sono lasciata coccolare da cuori e fiori di stoffa che trovavo nella mia confortevole camera, da cui spalancavo il nuovo giorno su una vista piscina-mare mozzafiato. Ho amato leggere rilassata sul mio lettino su quell’enorme spiaggia dorata, la paglia degli ombrelloni svolazzante e lo sguardo rivolto di tanto in tanto all’orizzonte, spezzato dal passaggio di un cammello.
Ho amato l’escursione a Ras Mohammed, una riserva naturale unica al mondo, scrigno di meraviglie. Le sue acque cristalline e la visibilità eccellente hanno reso l’esperienza di snorkeling indimenticabile. L’unica barriera che amo… quella corallina!
Fuori dall’acqua, ad accogliermi, il tè alla menta offerto dai beduini nelle loro tende, accompagnato dall’immancabile sorriso. Ho raggiunto poi la zona delle mangrovie, unica pianta che cresce rigogliosa in acqua salata, habitat per numerose specie di uccelli e piccoli mammiferi.
È seguita la fermata alla “porta di Allah”, segno dell’armistizio fra Egiziani e Israeliani e progettata come una grande lettera che pronuncia “ Allah” in arabo e ebreo. Ho proseguito per la “spaccatura del terremoto”, una frattura nella roccia causata da un terremoto avvenuto nel 1968.
Una foto all’ombelico del mondo (ebbene sì, si trova a Sharm!) e dritta verso il “Lago Magico”, uno specchio d’acqua salata che sfugge all’occhio dei satelliti e intorno al quale pullulano racconti e leggende.
La guida mi ha fatto raccogliere un sassolino e, mano nella mano agli altri partecipanti, ho compiuto dieci passi nel lago; ci siamo voltati e lo abbiamo lanciato alle nostre spalle esprimendo un desiderio.
Ho amato anche la gita in yacht fino “all’isola che non c’è” e, dopo essermi tuffata nel bel mezzo della vastità del mare, ritrovarmi improvvisamente a camminare in 10 cm di acqua azzurra più del cielo.
Ho assaporato pietanze di ogni genere e bevuto i rinfrescanti tè alla menta nelle tende beduine. Ho indossato il velo e a piedi nudi sono entrata in una affascinante Moschea a Sharm Vecchia.
Ho passeggiato per le strade “turismo” di Naama bay e Soho Square, facendo sosta nei loro bar e lasciandomi travolgere dalla musica e dalla loro allegria. Ho ballato, ho riso, ho cantato. Mi sono tuffata nella magia, nei profumi e nei vapori del Farsha café, con i suoi tè e i narghilè.
È il locale più bello che io abbia mai visto, dove nulla è lasciato al caso.
Ho amato meno l’insistenza dei commercianti, ma mi sono sentita al sicuro grazie ai controlli della polizia che sono ovunque.
E “La maledizione del faraone” ?
Saranno state le dovute precauzioni sanitarie o forse solo che proprio non me la meritavo, ma non mi ha neppure sfiorato!
Ho lasciato gli amici egiziani con battiti di ciglia umide e tanti abbracci.
Ricorderò per sempre il sorriso di Joseph con la sua maglietta rossa, l’affetto dei piccoli beduini, la simpatia di “Marco” il taxista e il suo “tu manda whatsapp a me e io diece minute arriva” e puntuale arrivava con la sua vecchia autoradio già accesa con la canzone “Satalana” che si cantava a squarciagola fino a destinazione.
Ricorderò Zaza, Mustafà, Doaa e tutti gli altri “tu come stai bene?”, ma più di tutti ricorderò, con un pizzico di nostalgia, la dolcezza di Alaa che ha reso la vacanza ancora più bella e indimenticabile.
I miei compagni di viaggio ratificano e sottoscrivono.