A Casa di Lucia | E MACCARUNE D’O GRAVUNARO
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E MACCARUNE D’O GRAVUNARO

‘O gravunaro era il venditore di carbone. Il carbone per essere di buona qualità doveva essere di castagno; serviva per far funzionare i ferri da stiro delle massaie, per riscaldare l’acqua, ma soprattutto per alimentare bracieri e camini.

‘O gravunaro girava per i vicoli della città con grossi sacchi in spalla, riempiti di carbone ricavato dalla legna che andava a raccogliere nei boschi. Lui stesso aveva il compito di rivenderlo, suddividendolo nei vari tipi: ‘a carbonella costosa e poco duratura, fatta di piccoli rametti e utilizzata per l’accensione dei bracieri, ‘a muniglia costosa ma duratura, formata da frammenti di pezzi più grandi che venivano pressati, o’ gravone il classico carbone simile a quello tutt’oggi in commercio, ‘a cernatura cioè la polvere di carbone che cosparsa sulla brace faceva aumentare la durata, e ‘o cocc nome che indicava l’origine del prodotto, ‘carbon coke’, cioè carbone minerale venduto in forme molto grandi a cui altri materiali venivano aggiunti, non produceva cattivo odore ma aveva un costo elevato.

In un secondo momento, alcuni ambulanti decisero di trasferirsi in una bottega: passò così da essere un lavoro itinerante ad un lavoro con una fissa dimora.

Si pensa che una massaia dell’epoca per dar da mangiare al carbonaio al termine della sua dura giornata di lavoro inventò la ricetta de ‘E maccarune d’o gravunaro, un primo piatto sostanzioso a base di olive nere, alici sott’olio, capperi, aglio e peperoncino. 

Essendo una pietanza molto antica, probabilmente, in origine venivano utilizzati i maccheroni e non i bucatini, formato di pasta che si è diffusa al Sud soltanto nel periodo del Regno dei Borbone. 

Che ne direste di realizzare questa ricetta a casa?

Ingredienti per 4 persone:

  • 400 gr di vermicelli o spaghetti
  • 300 gr di olive di Gaeta
  • 4/6 alici sott’olio
  • 10/12 capperi
  • 6/8 spicchi di aglio
  • 1 peperoncino
  • olio q.b.
  • sale q.b.
  • pepe q.b.

Procedimento:

In una padella versare olio quanto basta per soffriggere l’aglio (precedentemente sminuzzato con un coltello grande o una mezzaluna), a cui si verrà ad aggiungere il prezzemolo tritato finemente. Dopo adagiare nella padella 4/6 alici sott’olio che si dovranno sciogliere lentamente.

Aggiungere un peperoncino tritato finemente.

Occorre poi snocciolare le olive di Gaeta, tagliarle finemente e aggiungerle al composto in padella.

Continuare la cottura mescolando continuamente tutti gli ingredienti. Lessare a parte la pasta. Dopo averla scolata al dente, bisogna metterla nella padella insieme al composto e far insaporire lentamente, avendo cura di continuare a mescolare. 

Per un tocco originale, una volta impiattato, sbriciolare insieme finemente un tarallo, sugna e pepe e spolverare sopra ogni piatto di portata.

Buon appetito!

(fonte immagine: www.giallozafferano.it/adryincucina)

Quando si parla di carbone e dei lavoratori ad esso legati, è praticamente impossibile non pensare a “Germinale“, il famoso romanzo di Emile Zola. Leggete la bellissima recensione nell’articolo a questo link:

https://www.acasadilucia.org/2024/06/24/germinale-di-emile-zola/



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