A Casa di Lucia | A DAY IN PARADISE: Gli altri Santuari
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A DAY IN PARADISE: Gli altri Santuari

Come lo chiami il luogo dove persone e animali vivono in natura e nel rispetto reciproco? 

In una calda domenica di primavera mi reco al Santuario Capra Libera Tutti, a Nerola, provincia di Roma. 

L’aspettativa è altissima, seguo Capra Libera Tutti sui social, è da tanto che cerco di organizzarmi per venire durante una delle giornate in cui “aprono le porte” per far visitare il santuario. 

Il paesaggio, lasciando l’autostrada direzione Roma nord, è un’esplosione di colori primaverili e sfumature di verde, un piacere per gli occhi, un balsamo per lo stress che mi riporto dalla frenetica vita quotidiana; inizia a dissolversi il senso di colpa per essermi concessa questa giornata e il ritornello “avrei dovuto fare questo e quest’altro” svanisce.

I Santuari come Capra Libera Tutti sono luoghi dove vivono, liberi, gli ex animali da reddito, salvati o che si sono fatti salvare. Sono luoghi a gestione privata, familiare, supportati da volontari, donazioni e associazioni.  

Cercando sulla Treccani le definizioni di SANTUARIO trovo: “luogo che ha acquistato carattere sacro; luogo di devozione; luogo dove i rifugiati trovano difesa. Uso fig.: Luogo, concreto o ideale, che si protegge da qualsiasi intrusione esterna o estranea. 

Più recentemente, il termine è stato adottato per designare riserve naturali frequentate da specie animali selvatiche (ad es., santuario marino) e, su derivazione del Farm Sanctuary, il primo rifugio per animali da allevamento, nato nel 1986 in California, luoghi protetti, generalmente situati in habitat naturali, in cui vengono ospitati spesso in coabitazione interspecifica i cosiddetti “animali da reddito” sottratti ad allevamenti intensivi o riscattati dalla macellazione, e in cui ogni attività praticata è finalizzata esclusivamente al loro benessere. Meno propriamente, il termine indica talora anche i rifugi per animali domestici abbandonati o salvati dal randagismo”.  

All’arrivo siamo in tantissimi, accolti da un discorso di benvenuto e presentazione: Massimo Manni è il fondatore e custode di Capra Libera Tutti, “luogo in cui viene restituita la dignità e custodita la vita di ogni animale”. Ex allevatore, qualche anno fa non si è sentito più a suo agio a causa della disconnessione tra l’amore che provava per gli animali e il loro sfruttamento. 

“I primi animali li ho salvati da me stesso”, dice. Ti racconta la sua storia, la storia di alcuni dei 500 abitanti del luogo, l’origine del nome del Santuario: alcune storie sembrano incredibili, ma per chi vive a stretto contatto con queste creature sa che, per quanto incredibili, sono vere. 

La visita nel Santuario è libera, con poche semplici raccomandazioni: puoi farla con i tuoi tempi. 

Incontrerai tantissimi degli abitanti del posto; alcuni come il lama Kruzco e Pierporco, il maiale che preferisce vivere con i bovini, sono famosissimi sui social: se sei fortunato riesci a vederli durante la visita. 

Nel rispetto di chi vive in questo luogo si chiede di non introdurre per il pic-nic cibo di origine animale; se si preferisce, non vincolante alla visita, si può provare il menù preparato appositamente per l’evento (ottimo e abbondante). 

Nel pomeriggio Massimo accompagna un gruppo di noi all’escursione in montagna dove incontriamo i bovini che vivono liberi, liberi anche di allontanarsi dal santuario ma che sempre ritornano. 

La passeggiata in montagna è rigenerante e, mentre rientriamo, il mio sguardo abbraccia in un tutt’uno uomini, donne, bambini, animali, fiori, alberi, prati, il cielo. 

Concludiamo con un aperitivo al tramonto. 

Come mi è capitato raramente e solo durante manifestazioni in difesa degli animali, anche se ci sono tantissime persone, compresi bambini, non c’è caos, nessuno urla, c’è rispetto reciproco, ti avvolge una sensazione di serenità ed accoglienza ed avverti la forte connessione con la natura e con le altre specie. 

L’aspettativa altissima della domenica trascorsa da Capra Libera Tutti non è stata delusa. Rientro a casa con la, seppur tenue, speranza che un altro mondo, un altro modo di convivenza tra uomini e animali, di riconnessione con la natura, e dunque con sé stessi, è possibile, basta volerlo. 

Basta iniziare a vedere le cose in maniera diversa, facendo un primo passo, magari proprio con la visita ad uno dei Santuari. 

A La rete dei Santuari di Animali liberi in Italia aderiscono oltre una ventina tra Santuari e Rifugi, puoi consultare il loro sito per vedere il rifugio a te più vicino. 

Da casertana non posso che citare, ed ammirare, Serafino e i suoi amici e KatyRomeo.

A Caiazzo, al rifugio Serafino e i suoi amici, ti accolgono Roberta, Salvatore, i loro due figli e circa altre 250 anime. Serafino è il nome della prima pecora salvata. Scopo del rifugio, oltre l’accoglienza degli animali salvati, è anche cercare di piantare quanti più alberi possibili, prendersi cura della terra, per provare a ridonare alla natura un po’ di quanto l’uomo ha usurpato. 

Roberta e Salvatore hanno iniziato salvando, a Napoli, dove vivevano e lavorano tutt’oggi, cani e gatti randagi e maltrattati, poi piccoli animali considerati no pet. Finché la terrazza, la città e quello stile di vita sono diventati “stretti” per loro e per le anime che volevano aiutare; grazie anche al padre di Roberta sono arrivati in provincia di Caserta. 

Roberta dice:

“Una delle soddisfazioni più grandi è vedere queste anime felici: dal cane prima maltrattato che ora corre felice, alle due mucche nate in catena, arrivate da un sequestro con gli occhi intrisi di terrore, rimaste spaventate in un angolo per due mesi, fin quando hanno capito che di noi si potevano fidare, che non eravamo mostri, e adesso vengono a prendersi le coccole. Vedere i rapporti che si creano tra anime di specie diverse. E vedere i nostri figli crescere con responsabilità, rispetto e senso del dovere”. 

Cosa ormai rara! Andiamo a trovarli per credere. 

A Capua Marco Cocco, il fondatore di KatyRomeo, cura da solo le circa 80 anime che vivono con lui mentre progetta l’ampliamento del suo rifugio per aiutare più animali possibile e garantire loro un maggiore benessere. 

Marco ha avuto fin da piccolo un rapporto speciale e di rispetto con gli animali salvando inizialmente cani e gatti di strada, fino al salvataggio di Katy l’agnellina, che gli farà avviare un vero e proprio rifugio. 

Marco afferma:

“La soddisfazione più grande è vederli felici, vedere la loro identità ed il loro essere senzienti, riconosciuti”.

Il lavoro che svolgono, tutti quelli che decidono di dedicare la propria vita a chi non può difendersi, a chi deve trovare un rifugio perché non ha diritto ad un posto suo in questo mondo, è coraggioso, contagioso, encomiabile, devoto, sacro: si viene ripagati con un amore e soddisfazione che, ai più, è difficile immaginare. 

Fate un regalo ai vostri cari, fatelo a voi stessi: andate in visita ad un santuario degli Anima-Li, la vostra di Anima ve ne sarà grata. 

E per rispondere alla domanda con la quale apro l’articolo, “Come lo chiami il luogo dove persone e animali vivono in natura e nel rispetto reciproco?”…

Io lo chiamo Paradiso, e tu? 

 

Parlando di animali non potete non leggere anche la recensione del libro “Guida il tuo carro sulle ossa dei morti” di Olga Tokarczuk a questo link:

https://www.acasadilucia.org/2024/09/09/guida-il-tuo-carro-sulle-ossa-dei-morti/



× Ciao!