03 Giu STONER di WILLIAMS
“Shakespeare le parla attraverso tre secoli di storia, Mr Stoner. Riesce a sentirlo?”
Stoner, il romanzo dello scrittore e poeta statunitense, John Edward Williams (1922 – 1994) è la narrazione della vita di un ragazzo che diventa uomo, professore, amico, marito e padre.
Nato in una famiglia di contadini poveri il padre farà il possibile per far studiare il figlio all’università con lo scopo di garantirgli un futuro migliore del loro. Stoner scopre una passione struggente per la letteratura durante una lezione, lasciando la facoltà di agraria per quella di letteratura e diventare professore.
L’autore nella prima pagina comunica già che nessuno all’università dopo la sua morte si ricorderà del suo nome: Stoner non evocherà ricordi nella stessa università dove ha insegnato per circa 40 anni. Ciò farebbe scoraggiare il lettore, ma, fin da subito, grazie ad una scrittura magistrale e degna di un thriller, viene voglia di continuare la lettura di quella che sembra la monotona, banale vita di un professore universitario, rendendosi conto che Stoner è molto di più, che Williams fa di lui un personaggio indimenticabile e che la sua è stata una vita speciale, come lo sono le vite di tutti.
Stoner è un uomo che si batte per le cose che ritiene giuste, per le sue passioni, fin tanto che la meschinità degli altri non va a toccare i suoi affetti più cari; un uomo che affronta le angherie subite, con i mezzi che la vita e le convenzioni dell’epoca gli consentono. Un uomo al quale vorresti consigliare di far scelte diverse, ma, soprattutto, al quale auspichi una vita più degna della sua integrità.
All’edizione Mondadori sono incluse un’intervista all’autore del 1985 e le copie delle lettere editoriali tra lo scrittore e la sua agente; da queste emerge la convinzione dell’autore che Stoner (la prima edizione americana fu pubblicata nel 1965) non sarà un libro commerciale ma sarà apprezzato nel tempo. Ed il tempo ha dato a lui ragione: l’apprezzamento del romanzo, postumo, c’è stato.
Spesso si subisce o ci si sacrifica per anni, per una vita intera; ma quanto queste scelte, questi sacrifici anche autoimposti per dovere, per convenzione sociale sono giusti verso sé stessi?
“Sembra quasi che un romanzo, una poesia, siano qualcosa da studiare e comprendere non da “sentire” profondamente… Dio mio è così stupido leggere qualcosa senza gioirne”
(dall’intervista del 1985 a Williams.)
Nessuna vita è monotona o banale o non degna di essere vissuta… dipende solo, da come la racconti!