24 Dic -1 al Natale: Non c’è Natale senza gli struffoli!
A fa ‘e struffoli è nu sfizio.
Cumminciamm dall’inizio:
faje na pasta sopraffina,
e po’ tagliala a palline,
cu na bona nfarinata.
Dopp’a frje. Già t’e stancate?
Chest è a parte chiù importante!
Mò ce vo’: miele abbondante
e na granda cucuzzata
(a cocozza nzuccherata).
N’è fernuto ancora, aspiette!
S’anna mettere ‘e cunfiette:
aggrazziate, piccerille,
culurate: ‘e diavulille…
Ma qua nfierno, è Paraviso!
Iamme, falle nu’ surriso!
Comme dice? “Mamma mia,
stanne troppi ccalurie
so’ pesante, fanno male?”
Si va buò, ma è Natale!
Se è vero che nel periodo natalizio le golosità culinarie abbondano, è anche vero che non ce n’è nessuna a cui durante le feste riusciamo a rinunciare: sono tutte assolutamente imprescindibili. Tra queste, da secoli, a pieno diritto si è conquistata la vetta della classifica una ricetta tanto deliziosa quanto particolare: gli struffoli. Gli struffoli sono una specialità dell’Italia centro meridionale, che assume nomi diversi a seconda della regione.
In Campania sono un dolce immancabile: si preparano, si gustano tutti insieme o da soli, con accanto un bicchierino di liquore; si regalano, si scambiano tra amici e familiari, ognuno fiero della propria ricetta. Ma qual è l’origine di questi dolcetti squisiti? Scommetto che tutti starete pensando che sia una delle tante invenzioni nate dalla fantasiosa ghiottoneria tutta napoletana…E invece no. Pare che la loro storia sia molto più antica e che risalga addirittura ai greci; il nome infatti sembra derivi dal greco “strongoulos” o “stroggulos”, che significa tondo o tondeggiante, proprio la forma che hanno le palline di struffoli. Altri invece fanno notare che successivamente al periodo del vicereame spagnolo a Napoli, sia stato importato dalla Spagna un dolce simile, il “piñonate” che si presenta con palline più allungate, ma di consistenza simile al dolce partenopeo.
Che sia greca o spagnola, questa piccola delizia non può mancare sulle tavole natalizie, tanto da essere ormai diventata rinomata e diffusa anche in altre zone d’Italia, con forma e consistenze molto simili anche se con nomi differenti. La cosa fondamentale è che lo struffolo sia piccolo, perché in questo modo il miele – che deve essere abbondante, mi raccomando- può abbracciare tutta la sua superficie, guadagnandone in sapore e qualità. Da Napoli gli Struffoli si sono diffusi in tutta l’Italia centro-meridionale: a Roma si chiamano strufoli, con una f, così come anche a Palermo; in Umbria e in Abruzzo, invece, cicerchiata, perché hanno la forma delle cicerchie, cioè dei legumi; nella zona del Viterbese prendono il nome di castagnole, dolcetti che noi campani siamo soliti preparare a Carnevale. Ancora, nella zona di Taranto abbiamo i sannacchiudere, i purcedduzzi a Lecce, purcidd a Martina Franca; mentre a Messina gli struffoli diventano la pignolata e in Basilicata e Calabria cicerata.
Gli struffoli rientrano nella lista dei cibi che si ritiene portino fortuna e ad avvalorare l’idea di ricchezza spesso vengono serviti in grandi cornucopie, che da sempre sono simbolo di prosperità, fertilità e abbondanza. Diversamente da molti dolci, non si possono tagliare in fette, proprio per via della loro forma. La cosa migliore, quindi, è munirsi di un cucchiaio e servirli in un piattino, da offrire con un cucchiaino, più che con una forchetta, in quanto difficilmente potranno essere infilzati (ma volete mettere la goduria di mangiarli piluccandoli con le mani?)
Come ogni ricetta tradizionale che si rispetti, anche gli struffoli hanno le loro regole ferree e i loro elementi indispensabili. Primo fra tutti la presenza dell’abbondante miele, come abbiamo già accennato, poi i canditi e i diavolilli, confettini colorati indispensabili a rendere questo dolce parte integrante di una tavola festosa.
Ovviamente, ogni famiglia ha i suoi segreti per rendere gli struffoli buonissimi ed è giusto così, questo è un dolce che rimanda all’unione con le persone care, allo stare insieme e alla condivisione, che a pensarci sono gli unici ingredienti che sanno dar vita a ricette straordinarie.
LA LEGGENDA DELLO STRUFFOLO
Quando suonò il campanello, Pisolo si svegliò di soprassalto.
Chi mai si permetteva di infrangere la quiete della loro casetta nel bosco, in quei giorni di festa?
Eolo sbuffò: “Sarà un altro di quei dannati venditori di enciclopedie a rate. L’ultimo finì per comprarsi quella che avevamo in casa. A noi non serviva affatto”.
Quel bel tomo di Dotto, che leggeva in poltrona al lume di un fungo a forma di abat-jour, sollevò lo sguardo con compiacimento, per abbassarlo subito dopo con modestia.
Sulla porta era comparso un esserino piccolo, ma piccolo, e grassottello. La sua voce era una specie di pigolio.
“Aiutatemi, vi prego! A Natale tutti dovrebbero essere più buoni, e io, non per vantarmi, buono lo sono davvero. Invece la gente proprio in questi giorni con me diventa cattivissima. Mi insegue, mi annusa, mi palpa. Per favore, tenetemi qui con voi. È solo per qualche giorno: dopo l’Epifania, nessuno mi guarderà più fino al prossimo Natale”.
“Dio mio, come sei DOLCE! “strillò Gongolo, dopo avergli stretto la mano, e aver assaggiato il liquido ambrato che gli era rimasto sulle dita. “È che scappando sono caduto in un barattolo di miele. Speravo che questo avrebbe scoraggiato i miei inseguitori, e invece no. Per fermarmi mi hanno tirato dietro di tutto: pezzi di zucca, di arancia e di cedro candito…”
“Vedo, vedo – lo interruppe Brontolo, di malagrazia. – Ce li hai tutti appiccicati addosso, conficcati dentro tutto quel miele. Avresti bisogno di un buon bagno, per tutti i diavoli!”
“Vero, vero, vero” gridarono in coro, dal mare mieloso, i diavolilli colorati.
“Be’, che vogliamo fare ragazzi? Lo lasciamo entrare? Non vorrei avere dei guai con Bianca”, disse Gongolo.
“Ma no – intervenne Dotto. Fino a quel momento non aveva aperto bocca. – Vedrai che sarà contenta di averlo come ospite d’onore al pranzo di Natale, questa…pasta d’uomo”.
“Grazie, di cuore – fece l’esserino, abbassando il capo. Nell’atto di inchinarsi sembrava ancora più rotondo. “Vi prometto che non vi darò troppo fastidio…in fondo si tratta di pochi giorni”.
“…Troppo pochi” mormorò Dotto, come sovrappensiero.
“Cucciolo, fa’ riscaldare un po’ d’olio nella padella è quasi ora di cena.
E tu fatti avanti, una buona volta! Devi essere di strutto: entra, dunque. Questo Natale mangerai con noi: anzi, noi mangeremo con te. Sarai l’ottavo nano. Ti chiameremo …sì, ti chiameremo Struffolo”.
https://www.struffoli.it/leggenda.htm
Naturalmente, anche noi vogliamo lasciarvi la nostra ricetta. Questa è quella della mia famiglia, è la ricetta di mia suocera e ci tengo tantissimo. I suoi struffoli restano per me ancora insuperati e sicuramente è anche merito di quell’ingrediente unico e insostituibile per ciascuno di noi: l’amore di chi li prepara.
STRUFFOLI DI DONNA AMALIA
Ingredienti
400 gr di farina 00
7 rossi d’uovo (+ 1 uovo intero al bisogno)
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaio di liquore
Buccia grattugiata di 2 limoni
Buccia grattugiata di 1 arancia
20 gr di burro
1 pizzico di sale
Per condire: 200 gr di miele, 100 gr di zucchero, 150 gr di frutta candita a piacere, confettini colorati
Olio per friggere
Preparazione
Impastare sulla spianatoia la farina con i rossi d’uovo, il liquore, un cucchiaio di zucchero, il pizzico di sale e la buccia grattugiata dei limoni e dell’arancia. Se la pasta è troppo dura, aggiungete un uovo intero. Lavorate bene l’impasto, formate una palla e fatelo riposare per circa 1 ora.
Formate poi dei bastoncini sottili e tagliateli in pezzetti piccoli, che friggerete in olio bollente.
Scolateli e teneteli da parte, facendoli raffreddare.
Sciogliete il miele e lo zucchero con due dita di acqua in una pentola capiente e fate scaldare per qualche minuto a fiamma bassissima. Versatevi dentro gli struffoli e i canditi, rigirandoli delicatamente, in modo che tutti siano coperti di miele.
Versateli in un piatto da portata, dategli forma (aiutandovi con mezzo limone, perché sono molto appiccicosi) e cospargeteli con i confettini colorati.