27 Nov Un buon posto in cui fermarsi, di Matteo Bussola
“La vita non è una montagna da scalare, un treno da non perdere, un obiettivo da centrare, ma è una piccola stanza da arredare con cura. Non è una cima da raggiungere a tutti i costi. È la scelta di un buon posto in cui fermarsi”.
Lo scorso 20 giugno, edito da Einaudi, è uscito il libro “Un buon Posto in cui Fermarsi” di Matteo Bussola.
Appena letto, il suo sguardo rivolto al maschile non corrotto (o che apre gli occhi) dal patriarcato mi è sembrato il giusto epilogo agli articoli scritti per il settimanale “Il Caffè” di Caserta, relativi alle discriminazioni, ai preconcetti della società patriarcale, visti da una prospettiva maggiormente femminile.
Cogliendo l’occasione per ringraziare, da donna in primis, il Direttore de “Il Caffè” per aver voluto tali articoli e aver avuto fiducia in me, ho il piacere di condividere qui di seguito la mia recensione al suddetto libro, pubblicata a luglio.
“Un buon Posto in cui Fermarsi” è una raccolta di racconti e, come il precedente “Il Rosmarino non capisce l’Inverno”, è salito subito in testa alle classifiche: leggendoli se ne capisce il motivo.
Con una scrittura pulita, asciutta, coinvolgente ed avvolgente, Bussola ci presenta storie di uomini (solo apparentemente slegate) ed abbatte, con sorprendente semplicità, gli stereotipi maschili.
Ne consiglio la lettura agli uomini, per rendersi conto che non si nasce per essere uno stereotipo ma per essere fedeli a se stessi nel rispetto altrui; alle donne, per capire meglio e prima nella vita che certe dinamiche maschili non sono altro che barriere che gli uomini alzano per difendersi dalla lotta interna tra quello che sono e quello che la società dice loro che dovrebbero essere.
Il libro grida silenziosamente agli uomini, alle donne, a chi non si identifica nelle due categorie: non abbiate paura di essere voi stessi, non siete soli.
Finché continuiamo a dividere, a dividerci, a non capirci reciprocamente, non riusciremo ad unirci in un’unica direzione: quella Umana di rispetto reciproco fra tutte, tutti, e Tutto.
Tra le critiche, positive, al libro, ho letto che i personaggi sono uomini fragili; a mio parere, invece, sono uomini Veri, che ad un certo punto della loro vita calano la maschera imposta dalla società diventando, anche, uomini Liberi.
“Poi penso che, in fondo, sto tradendo solo la vecchia nozione di me stesso, e forse ogni giorno che vale la pena di essere vissuto comporta qualche piccolo tradimento necessario. O non ci sarebbe mai spazio per il nuovo.”