A Casa di Lucia | UNA SAIGON DA AMARE
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UNA SAIGON DA AMARE

Saigon, o ancor meglio “Ho Chi Minh”, è una delle città più belle e popolose del Vietnam e si estende a nord-est del Delta del Mekong e a sud della capitale Hanoi. Agli inizi del XX secolo fu soprannominata “La Perla dell’Estremo Oriente” ed oggi è riuscita infatti a preservare lo charme delle architetture coloniali e il fascino delle antiche pagode coniugandolo con l’esotismo dei mercati e con la nuova modernità asiatica.

Nel lontano 1972, a Saigon infervorava la famosa Guerra del Vietnam e durante un suo soggiorno nel Paese, Tiziano Terzani, seduto sulla “veranda demodè” dell’hotel Continental si chiedeva: “Ma la guerra dov’è?”.
Saigon, scriveva nelle sue corrispondenze, anche in guerra aveva “quell’aspetto di caotica normalità che è di tante altre città asiatiche.” Sapeva assorbire le difficoltà, dissimulare le ansie, trasformare le crisi in opportunità.

Toccò anche alla Fallaci esternare un giudizio sulla città di Saigon durante la Guerra Vietnamita. Appena sbarcata ad Hanoi avvertì subito quella sensazione dolorosa che quel Paese avvolto in “un silenzio disumano” fosse molto diverso dall’immagine eroica e antimperialista che ne aveva gran parte dell’Occidente, e che aveva sedotto anche lei.

Per saperne di più su Oriana Fallaci segui il link https://www.acasadilucia.org/2022/05/09/oriana-fallaci/

Saigon ha lo spirito civettuolo di una donna allegra che ha imparato a stare in società, sa come sopravvivere e non si perde mai d’animo. Non è mai stata una città innocente, né in guerra e neppure in pace, propone e confonde le anime diverse che l’hanno ispirata, modificata, corrotta, distrutta e poi ricostruita.
E ancora, poco prima di morire, Tiziano Terzani nel suo libro “La fine è il mio inizio” scrisse di questa città: “Se oggi guardo il Vietnam e specialmente Saigon, mi viene da dire una cosa orribile: se avessero vinto gli altri sarebbe stato quasi meglio. Perché questo tipo di società la sanno fare meglio gli altri. Se tu devi fare il capitalismo con l’autoritarismo comunista, allora tanto vale farlo fare ai capitalisti, perché loro sanno molto meglio come funziona il capitalismo.”

Per sapere di più su Tiziano Terzani segui il link https://www.acasadilucia.org/2023/05/09/tiziano-terzani/

Ho Chi Minh oggi vive di un potere economico sostenuto da molto denaro: dagli affari dei centri commerciali alla vivace Borsa. Ma al viaggiatore interessa l’antica Saigon che ammalia con le sue tradizioni e bellezze come:

  • la Cattedrale di Notre Dame, la sede arcivescovile vietnamita. Costruita verso la fine del 1800 in stile neoromanico in mattoni  a vista, presenta una facciata  semplice e due campanili quadrati di quaranta metri di altezza sormontati da guglie.
  • la posta centrale, che insieme al ponte sul Fiume Rosso di Hanoi, è una delle più belle realizzazioni di Gustave Eiffel. L’interno ricorda una stazione ferroviaria retrò, sulla cui parete di fondo è stato appeso un ritratto di Ho Chi Minh, l’ex Presidente da cui prende il nome la città.
  • la Pagoda di Giac Lam, la più antica di Saigon, fu costruita nella zona frequentata dai letterati per trarre ispirazione ed oggi è luogo di culto buddhista dove vive una comunità di monaci.

Fuori dalle rotte turistiche c’è una strada lunga 400m che interessa particolarmente “noi Liber”: è la via Nguyen Van Binh, tradotta “via della pace”. E’ un susseguirsi di librerie su entrambi i lati della strada colmi di libri esposti ordinatamente. La maggior parte sono in lingua vietnamita ma, a guardar bene, qualcosina in inglese salta fuori. I lettori vietnamiti ci passano le ore libere dal lavoro e il genere più gettonato è la narrativa sentimentale; per essi conta l’arte della scrittura e che i libri siano belli e facciano sorridere. Sembra, tra l’altro, che “Il piccolo principe” di Antoine Saint-Exupery sia amatissimo dai ragazzi vietnamiti per le sue illustrazioni e per gli insegnamenti di vita che racchiude.

Nei viali ombreggiati del centro, alla fine delle lezioni, sciamano in bicicletta studentesse vestite con l’ao dai bianco, un candore che sa di altri tempi. Una tradizione semplice, disarmante e terribilmente sensuale. Le ragazze nubili indossano tenui colori pastello, le donne sposate abiti scuri multicolori, ed una sposa indossa il rosso o il rosa, colori tipici del matrimonio.

Parlando di Saigon bisogna assolutamente menzionare la grande scrittrice Marguerite Duras che studiò in questa città, precisamente al liceo Le Quy Don, in un affascinante edificio coloniale portato poi sul grande schermo nel film “L’amante”, del regista francese Jean-Jacques Annaud, tratto dal suo romanzo omonimo e semi-autobiografico (per il romanzo “L’amante” rimandiamo all’articolo in questo link https://www.acasadilucia.org/2023/10/30/lamante/). La storia narra la prima esperienza sessuale e amorosa di un’adolescente francese con un facoltoso trentenne cinese, relazione ritenuta illecita per l’età e l’etnia. Da sfondo gli scenari stupendi della foce del Mekong e le vie trafficate di Saigon, nell’Indocina francese degli anni Trenta.

Come si può appurare Saigon è una città che fa parlare di sè, grande ispiratrice nel tempo per autori e scenografi; una città che custodisce una maestria raffinata del suo passato nel presente.



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