29 Ago SANTORINI: DIARIO DI UN VIAGGIO
Svegliarsi la mattina con la vista mare sulla “Caldera” e spaziare con lo sguardo in quei piccoli presepi bianchi e blu disseminati intorno, mi ha regalato emozioni indescrivibili.
Migliaia di anni fa Santorini era tondeggiante e profondamente differente da come è oggi.
Nel 1650 circa a.C. una catastrofica eruzione la seppellì interamente sotto la lava e fece sprofondare la parte centrale nel mare, trasformandola in un bacino.
La Caldera, quindi, è il suo cuore situato attualmente a 400 metri sott’acqua, dove esiste ancora un cratere dal diametro di 10 km.
In questa piccola isola, in cui desideravo approdare da tanto, ho goduto di panorami meravigliosi, di quelli che lasciano un’impronta indelebile nella mente e nel cuore.
Ho iniziato con Fira, dove alloggiavo, il centro più dinamico dell’isola, ma ho lasciato il cuore accanto a uno dei mulini vecchi della famosissima Oia, quando il sole è tramontato ed è scoppiato l’applauso dei presenti.
Ricorderò Oia come il villaggio bianco e blu dove ho assistito a una vera celebrazione del sole.
Meraviglioso anche il tramonto di Imerovigli e che dire dei vicoletti stretti di Emporio, il campanile di Meloghocori, il porticciolo di Ammoudi, il vecchio castello di Akrotiri e la vista dal faro?
Tanta bellezza!
Potevo non andare a fotografare il famoso cuore di Santorini?
In verità occorre un po’ di fantasia per vederci un cuore in quella roccia a picco sul mare ( le foto sul web sono evidentemente photoshoppate) ma ciò nonostante la vista che mi ha regalato non ha eguali.
È una vera finestra sul paradiso!
Mi sono rilassata a Kamari e a Perinolos in magnifici lidi dotati di ogni confort, ma ho anche esplorato e non senza fatica, alcune spiagge selvagge di sabbia nera e di sabbia rossa lasciandomi sempre cullare dalle onde di un mare cristallino nonostante i fondali scuri.
Non dimenticherò l’imponenza delle scogliere alte e a picco sul mare di colore a volte bianco, a volte nere e altre rosse.
Paurose in alcuni punti tanto quanto belle.
Ho raccolto come sempre tanti sassi e ho lasciato la mia piccola scultura Zen stavolta sulla famosa White Beach raggiunta via mare con un’imbarcazione moderna guidata da un capitano dalla tempra antica.
Ho soddisfatto il palato con ogni prelibatezza greca: Horiatiki, Gyros, pita e Salsa Tzatziki, Souvlaki, Polpette e Moussaka e Saganaki (di questo ve ne parlerò in un altro articolo).
Ho sorseggiato l’ottimo vino di Santorini e l’immancabile ouzo ghiacciato a suon di laiko e sirtaki.
Fedele compagno giornaliero è stato poi quel leggero venticello dell’Egeo che risollevava nei rari momenti di arsura.
Ho accarezzato e giocato con tanti gattini, abitanti d’onore di ogni isola greca, placando la nostalgia della mia dolce Dorothy.
Ma, più di tutto, ricorderò questa iconica isola greca per avermi regalato una vera overdose di colori.
Le innumerevoli casette bianche con le finestrelle blu cobalto, le cupolette blu delle chiese e il fucsia delle generose cascate di bouganville in ogni dove. L’occhio blu, anche quest’anno, come souvenir e talismano. Nazar pensaci tu…
E poi c’è mia figlia che all’aeroporto, prima di partire, scrive sul parabrezza impolverato dell’auto a noleggio “Ciao Santorini” con tanti cuori.
Un sospiro di gioia e soddisfazione!
Si conclude così il mio bellissimo viaggio nella regina delle Cicladi.
Se dovessi descrivere questa isola con una parola, me ne viene in mente una sola: mozzafiato!
Per rivivere queste atmosfere a volte basta un sapore, come quello della Greek salad: