A Casa di Lucia | UMBERTO ECO E “LA MEMORIA DEL MONDO”
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UMBERTO ECO E “LA MEMORIA DEL MONDO”

“Il bene di un libro sta nell’essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto”.
“Il nome della rosa” – Umberto Eco

 

Umberto Eco, nella sua biblioteca-studio di Milano, possedeva circa 50 mila volumiTra titoli contemporanei, libri rari e antichissimi, lui stesso l’aveva definita la «memoria del mondo».
Mentre l’appartamento era in fase di costruzione, Eco chiese di rafforzare la struttura portante delle stanze che avrebbero ospitato i suoi volumi.
Quella che lui chiamava la biblioteca moderna e la collezione di libri rari custodita nella stanza detta degli antichi battezzata Bibliotheca Semiologica, Curiosa, Lunatica Magica & Pneumatica, (milletrecento di cui trentasei incunaboli, ovvero stampati prima del 1500), per volontà dello stesso Eco, sono stati ceduti interamente allo Stato Italiano e destinati rispettivamente al Centro internazionale di Studi Umanistici dell’Università di Bologna, mentre la collezione di libri rari e pregiati , è stata acquisita dalla Biblioteca Braidense di Milano che l’ha collocata in uno “studiolo”, aperto al pubblico, delle stesse dimensioni della stanza originaria, compresi alcuni pezzi dell’arredamento.
Nella stanza degli antichi, completavano l’arredo due sobrie scrivanie nere, una per lui rivolta alla finestra che dà sul cortile interno e una per l’assistente segretaria.
Eco scriveva al computer sin dal 1980.
La musica era il sottofondo costante delle sue sessioni di studio e di scrittura, sia nella sua casa milanese sia in quella di campagna a Monte Cerignone, dove si rifugiava ogni volta che era possibile.
Rigorosamente in filodiffusione, spesso collegato a stazioni radio americane, Eco era eclettico anche dal punto di vista musicale: passava da Bach e Mozart al jazz, dalla musica barocca alla swing era.
La rigorosa disposizione tematica dei testi aiutava Eco nelle sessioni di studio che precedevano quelle di scrittura.
In quel luogo infinito della conoscenza e del sapere, nel lungo corridoio tappezzato di libri si aggirava fra di essi con passo spedito Umberto Eco. E è proprio quella camminata venne immortalata dal regista Davide Ferrario che ne ha fatto l’apertura del suo bellissimo documentario Umberto Eco – La biblioteca del mondouna produzione Rossofuoco in collaborazione con Rai Cinemain uscita nei cinema dal 2 marzo, che svela il rapporto profondo fra lo scrittore e la sua collezione di volumi guidato dalla voce dello stesso scrittore e dalle testimonianze dei suoi familiari.
«Saper raccontare la sua biblioteca significa descrivere le sue passioni, lo spazio della sua memoria, la sua curiosità infinita, il suo senso dello spirito e dell’ironia, il concetto di enciclopedia come formazione intellettuale a tutto tondo; insomma, la sua passione per una conoscenza aperta» spiegano i familiari. Toccanti le parole con la voce stessa di Umberto Eco che chiudono il documentario dove cita il Primo libro dei Re, quando Elia nella caverna del monte Oreb viene circondato da un vento impetuoso e fragoroso: «Non si può trovare Dio nel rumore, Dio si palesa solo nel silenzio. Dio non è mai nei mass media, sulle prime pagine dei giornali, Dio non è mai in tv, Dio è dove non c’è agitazione. E questa massima vale anche per chi non crede in Dio, ma pensa che da qualche parte esista una verità da scoprire o un valore da creare. Non si possono trovare verità e creatività in un terremoto, ma solo in una ricerca silenziosa».



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