01 Mar D’ANNUNZIO E IL SUO VITTORIALE
Ci mettiamo in viaggio: destinazione Gardone Riviera per ammirare la Monumentale Dimora di Gabriele D’Annunzio: il Vittoriale.
La villa di Cargnacco a Gardone Riviera era stata la dimora del colto e ricco Henry Thode e ne conservava ancora preziosi oggetti, oltre a far sfoggio di terrazze in declivio e una vista incomparabile sul lago di Garda.
D’Annunzio, grazie al suo stile di vita opulento spendeva più di quanto guadagnasse con le sue opere. Aveva una villa sulle colline di Firenze a Settignano, la Capponcina, dalla quale era riuscito a salvare giusto qualche oggetto e circa 2000 libri. Il resto? Tutto pignorato dai creditori.
D’Annunzio aveva un debole per le megalomanie, così nel 1921, all’epoca 58enne, acquista una villa con vista, per trasformarla in un complesso monumentale.
Un contributo cospicuo per i lavori arrivò da Benito Mussolini che proprio in quegli anni barbaramente consolidava la sua ascesa al potere, imponendo con violenza la dittatura. Si dice che Mussolini considerasse D’Annunzio come un dente guasto, da cavare o ricoprire d’oro. Scelse la seconda: per renderlo inoffensivo sul piano politico, finanziava le sue stravaganze, lusingava il suo ego e lo teneva sotto controllo con uomini fidati.
Così, mentre Mussolini marciava su Roma, D’Annunzio era impegnato ad autocelebrarsi e a costruirsi un tempio da tramandare ai posteri. Tuttavia, lo scrittore non era certo un tipo a cui piaceva farsi mettere in ombra.
Così nel 1923, con una mossa astuta, decide di donare al popolo italiano la sua residenza da poco ribattezzata “Il Vittoriale degli italiani”. Usando un antico aggettivo che evocava la vittoria, praticamente sembrava dire: questo complesso, che sostanzialmente celebra le mie gesta, è anche la commemorazione delle vittorie di tutti gli italiani.
L’atmosfera di sacralità che si respira all’interno di questa grande opera è ampliata dalla scarsa illuminazione. Vetrate dipinte, finestre con pesanti tendaggi, luci soffuse nelle stanze, fanno della Prioria un luogo misterioso e suggestivo in cui il Poeta fotofobico poteva ben vivere. D’Annunzio pensò e realizzò la villa con grande minuzia di particolari creando stanze atte a vari momenti di vita: dalla stanza della Musica in cui amava ascoltare dietro pesanti tendaggi Luisa Bàccara, sua ultima amante, alla stanza del Lebbroso realizzata come sua ultima dimora, con il letto simbolico delle due età, alla sua Officina, lo studio dell’operaio della parola, come era solito definirsi.
Sapevate che il parrozzo era il dolce preferito di D’Annunzio? Seguite il link per scoprirne di più: